Doveva essere Paulinho, alla fine è stato Mateo Kovacic: l’Inter ha preso atto dell’impossibilità di arrivare al centrocampista brasiliano e, dopo una riunione tra i vertici societari in cui ha partecipato anche il tecnico Stramaccioni, ha individuato in Kovacic il talento da non lasciarsi sfuggire, il giocatore capace di rimpiazzare la doppia partenza di Sneijder e Coutinho. Undici milioni, più quattro di bonus, spesi per un ragazzo appena 18enne, uno che alla Dinamo Zagabria ha mostrato qualità indiscutibili, un talentino definito serio e con la testa sulle spalle, coraggioso al punto di richiedere e subito ottenere la maglia numero 10. Manca il transfer, contro il Siena non ci sarà, intanto lui si allena alla Pinetina e punta la sfida contro il Chievo fra nove giorni, quando il calcio italiano cercherà di capire se il tanto parlar bene di lui avrà una controprova sul rettangolo verde.

Nato a Linz, Austria, il 6 maggio del 1994 si trasferisce nella capitale croata a 13 anni entrando a far parte delle giovanili della Dinamo. Si mette subito in mostra venendo paragonato addirittura a Messi, lui però spiega di non avere il talento del fuoriclasse argentino, e poi preferisce assomigliare ai geometri del centrocampo. Per Mateo Kovacic gli idoli di infanzia sono Iniesta e Fabregas, ottimi modelli a cui ispirarsi; così a soli 16 anni esordisce e va in gol nel massimo campionato croato (un record a quelle latitudini) e, complici anche ottime prestazioni con le selezioni giovanili della Croazia, viene messo sul taccuino di molti osservatori: ci sono tutte le big europee su di lui, ma è il Bayern Monaco che pare in vantaggio. Con la Dinamo vince cinque titoli, gioca 73 partite e va in rete 9 volte (è lui l’autore del gol della bandiera nel discusso 1-7 contro il Lione in Champions League). In Croazia non si parla che di lui.

I paragoni con miti più o meno vecchi della Croazia si sprecano: assomiglia a Prosinecki, asserisce convinto il suo allenatore nell’Under 17 croata. Boban lo sceglie come erede, per lui scomoda parole importanti:

“Un talento completo, veloce e con potenzialità enormi. Non è un playmaker nato, ma una mezzala pura, perfetto sul centro-destra in un 4-3-3 o nel 3-5-2. All’occorrenza però può fare anche la mezzapunta o il regista avanzato. Questo perché lui ha il calcio nel sangue, ‘vede’ calcio”.

Nuovo Boban o nuovo Prosinecki che sia (ma occhio ai paragoni anche con Modric), la realtà è che Kovacic punta a diventare semplicemente Mateo Kovacic: ambidestro, agile, furbo, visione di gioco eccezionale e personalità. Senza dimenticare quel 1994 che campeggia sul suo passaporto, ovviamente comunitario visti i suoi trascorsi austriaci. Così, mentre tutti si godono questo talento sbocciare e crescere rigoglioso, arriva l’Inter, senza indugi. E spende per lui una valanga di soldi. Il vicepresidente della Dinamo Zagabria Zdravko Mamic spiega allibito:

“L’Inter ha chiamato mercoledì ben quattro volte. Io li ho avvisati di non presentarsi a Zagabria e che avrei rifiutato la loro offerta. Branca e Moratti si sono presentati allo stadio alle 18.00 dello stesso giorno ed hanno messo sul piatto un’offerta da 13 milioni di euro. Impossibile dire di no”.

Chissà che faccia hanno fatto a Zagabria quando hanno visto Massimo Moratti in persona, tra l’altro brandendo un assegno a molti molti zero. Il patron nerazzurro non può, dunque, che gongolarsi e sponsorizzare colui che probabilmente sarà il suo nuovo pupillo per gli anni a venire:

“Credo sia apprezzabile questo Kovacic, io l’ho apprezzato molto perché è un giocatore speciale. Forte, giovane, ha tecnica e fa parte del progetto dell’Inter. Il ragazzo è felicissimo di essere qui, lo ho incontrato, sono contento anche io che sia andato direttamente lì. Kovacic è un giocatore completo da tutti i punti di vista, ha anche eleganza ed è interessante vederlo. Un giocatore speciale, avrà qualcosa di nuovo, avrà qualcosa di speciale e il calcio è bello perché vedi qualcosa di diverso”.

Un Moratti in estasi, le pressioni sicuramente non mancheranno: in patria lanciava la Dinamo verso l’ennesimo scudetto (a cui purtroppo sono seguite campagne disastrose in Champions), ora deve risollevare le sorti dell’Inter. Perché su Kovacic ad Appiano Gentile puntano sin da subito. Lui non ha paura: “E’ un sogno che si realizza, mi sono trovato in una realtà incredibile e farò di tutto per fare felici i tifosi nerazzurri“. Ancora non ha debuttato neanche nella Nazionale Maggiore di Stimac, ma chi ha visto la partita di Champions contro il Paris Saint Germain assicura che il migliore in campo fu proprio lui: un metro e 79 per 73 chili di geometrie e dinamismo, i tifosi dell’Inter hanno già dimenticato Paulinho. Sempre che se ne fossero mai infatuati.

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Rassegna stampa 1 febbraio 2013: le prime pagine di Gazzetta, Corriere e Tuttosport

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