Alla vigilia della partitissima tra Napoli e Juve, i quotidiani stanno facendo a gara per intervistare i futuri protagonisti dell’atteso match; dopo Matri, Vidal e Pirlo, i cui pensieri sono stati affidati rispettivamente a Il Messaggero, Il Corriere della Sera e La Repubblica, oggi è toccato a Sebastian Giovinco rispondere alle domande rivoltegli da La Stampa (oltre a Vucinic interpellato da Tuttosport). Tante le curiosità intorno al piccolo fantasista della Juve, ma è indubbio che molti attendessero che si pronunciasse, ed esprimesse un’opinione, sui fischi che ultimamente accompagnano le sue giocate in campo, mugugni e dissensi provenienti dai suoi stessi tifosi che gli rinfacciano la poca incisività in attacco nonostante sia il più utilizzato da mister Conte:

“Non esulto più con il gesto della spanna, a un certo punto ho deciso di cambiare. Non ricordo il motivo. Il dito davanti alla bocca era rivolto alla critica. Se riguardate le immagini, si vede chiaramente che non mi giro verso la curva ma alzo la testa verso un settore preciso. Non ce l’avevo con i tifosi, che sono liberi di fischiare chi vogliono. Lo dice la storia. Dispiace, però. Il clima può influire, io devo essere bravo a non farmi condizionare anche perché la stagione è al momento decisivo. Quel che c’era da dire l’hanno detto il mister e Buffon dopo la partita, sono stati chiarissimi. Non mi spiego perché si dica, ad esempio, che non sono da Juve. Siamo in testa con miglior difesa e secondo miglior attacco, siamo in corsa in Europa. Dell’altezza non si parla più, vuol dire che qualcosa di buono ho fatto. I gol sono tutti difficili, chiedete a qualsiasi attaccante”.

Indubbiamente difficile la carriera di Giovinco, cresciuto all’ombra del mangia-numero 10 per eccellenza, Alex Del Piero, capace di fagocitare potenziali campioncini con la sua onnipresente presenza sul rettangolo verde: complice anche la bassissima statura, l’attuale numero 12 juventino si è dovuto fare largo tra “giganti” mettendosi in gioco a Empoli e a Parma, segnando con discreta regolarità e meritandosi, in fin dei conti, il ritorno a casa base. Undici gol e miglior marcatore della squadra, a fronte per di un minutaggio superiore ai colleghi di reparto, Giovinco è soddisfatto:

“La mia stagione è fin qui positiva, per quello che ho fatto io e ha fatto la squadra. Sono cambiate tante cose. I numeri sono dalla mia parte. Non indosso il 10, mi piaceva il 12, non penso alla maglia di Del Piero, ma solo a vincere. Sono condannato ad avere sempre gente attorno che mi parla di Del Piero. Ma l’ho detto subito: io sono Giovinco. Alex è irripetibile, per chiunque sarà difficile eguagliarlo”.

E domani, come detto, c’è il Napoli nel sempre ostico impianto di Fuorigrotta. Tutti d’accordo, partita bella e importante, ma non fondamentale:

“Non credo sia la partita più importante della mia carriera. Affrontiamo una grande squadra, la più vicina a noi in classifica, ma non sarà decisiva neanche se vincesse la Juve, nove punti sarebbero un bel vantaggio, ma nel calcio nulla è mai scontato. Con il Napoli c’è una grande rivalità, soprattutto negli ultimi anni. Ma finisce lì. Anche Claudio si riferiva a questo. Io poi a Napoli ho molti amici”.

Chiosa finale sul suo futuro: i fischi suggeriscono una dipartita da Torino? Neanche per sogno: “Non faccio il dirigente, non sta a me rispondere. Non mi vedo altrove, assolutamente. E poi sono appena arrivato…

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ultimo aggiornamento: 28-02-2013


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