Le partite, cioè la prova della chiamata alle armi, dicono sempre la verità e nel caso della Juventus oltre al risultato positivo raccontano anche chi è dentro e chi fuori dal gruppo. Ultima sentenza: checché se ne potesse pensare (visto anche l’incidente con condanna del danese durante la convalescenza) Nicklas Bendtner non è stato emarginato da Conte, cosa invece avvenuta oltre ogni formalità dialettica con Nicolas Anelka.

I motivi sono piuttosto semplici quanto ora anche dettagliati. Nel caso di Bendtner, giocatore che tutto sommato stava iniziando a entrare nei meccanismi di gioco e nelle grazie dell’allenatore leccese, è stato accettato il mea culpa così come il basso profilo del “testa bassa e pedalare”: l’ex Arsenal oltretutto ha costruito un bel rapporto con i compagni, primi tra tutti Buffon e Pogba. Una chance potrebbe anche averla come minutaggio prima della conclusione della stagione e il destino, chissà, potrebbe magari offrirgli l’incredibile chance di un epico gol-scudetto.

Anelka è un caso differente: appena arrivato e visto all’opera lo staff tecnico riteneva di avere un uomo in più quasi pronto, ma ha scelto di optare comunque per l’ingresso morbido nelle gerarchie offensive della squadra. L’attaccante transalpino ha accettato la rincorsa, ha fatto qualche sgambata ufficiale (ad esempio a Roma) salvo poi sbottare malamente subito dopo Monaco di Baviera per l’esclusione dai 18 nonostante le situazioni al limite di Giovinco e Vucinic. Una parola di troppo e la fine è molto simile a quella fatta da Krasic che l’anno passato ha stabilito il record di tribune consecutive sotto la gestione Conte. Con la differenza che il serbo pagava principalmente l’inadeguatezza tattica e non comportamenti fuori dalle righe.

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ultimo aggiornamento: 24-04-2013


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