Alla vigilia del probabilissimo scudetto juventino Antonio Conte getta delle ombre sul suo futuro alla corte della Vecchia Signora. Il tecnico salentino, alla seconda stagione consecutiva a Torino, in sostanza vorrebbe capire quali sono le intenzioni della società. Il mancato arrivo del “top player”, termine ormai inflazionato quando si parla di calciomercato bianconero, ha forse inciso le certezze e la fiducia di Conte. Dopo l’eliminazione dalla Champions League ad opera del Bayern Monaco Conte ha espresso preoccupazione per il calcio italiano. Era un grido d’allarme pronunciato dall’allenatore della squadra più forte d’Italia, ma battuta nettamente dai campioni di Germania. Ma forse si trattava anche di una dichiarazione che lasciava trasparire impotenza tecnica, economica e di programmazione.

A fine stagione tutti gli allenatori, anche quelli vincenti, tirano le somme e si consultano con la società per pianificare la stagione successiva, non c’è niente di strano. Ma Conte va oltre e chiede chiarezza ai dirigenti:
L’uomo vuole rimanere al cento per cento, ma il professionista deve avere chiara tutta la situazione per decidere. E’ una questione di rispetto nei confronti dei tifosi, della società e di me stesso. Veniamo da due stagioni straordinarie. Ora però ho bisogno di confrontarmi, a bocce ferme, con la società. Avere le idee chiare è importante“.

L’asticella difficile da alzare sembra il vero nodo da sciogliere:

“L’anno prossimo alzare ulteriormente l’asticella sarà molto difficile. Siamo a inizio maggio, possiamo programmare la prossima stagione con un certo anticipo. Se non ci siamo ancora seduti è perché non abbiamo ancora le idee chiare. E’ vero, d’altronde, che a volte le idee sono chiarissime ma discordanti: a me comunque non è mai successo e mi auguro che non mi succeda neanche questa volta”.

Poi afferma che non è un problema di soldi, di stipendio, prima di lodare il lavoro di tutto l’entourage juventino:

“In passato ho già dimostrato di non pensare ai soldi, lasciando dei contratti importanti perché non credevo nel progetto. E’ successo a Bari e a Bergamo. Per me l’aspetto economico non conta assolutamente niente, questo deve essere chiaro. Domani dobbiamo vincere lo scudetto, senza se e senza ma. Vogliamo chiudere un percorso entusiasmante, che ci vede in testa dalla stagione scorsa. E’ piuttosto raro partire e arrivare in testa al gruppo. Abbiamo tenuto ritmi vertiginosi, nonostante una competizione come la Champions che, a detta di molti, ti può portare via energie preziose. La nostra impresa arriva a coronamento di due anni straordinari in cui abbiamo bruciato le tappe di un progetto che soltanto per l’anno prossimo prevedeva il primo scudetto. Merito del grande lavoro svolto in primis da Agnelli, poi da Marotta, dal mio staff e dalla squadra”.

Infine il ricordo di un anniversario che cade proprio domani, quel 5 maggio 2002, il giorno dell’incredibile scudetto all’ultima giornata:

“Quel giorno, avevamo lo 0,01% di probabilità di vincere lo scudetto, poi però è successo qualcosa di incredibile: la sconfitta dell’Inter in casa della Lazio. Il destino ci ha riconsegnato il titolo perso l’anno prima a Perugia, quando il tricolore sembrava nostro al 99,99%. Lo spartiacque è stata la vittoria in casa del Bologna, lì abbiamo cominciato un ciclo di vittorie proprio mentre le inseguitrici speravano in un nostro arresto. Veniamo da sette vittorie consecutive, vogliamo coronare un campionato straordinario. Siamo a una virgola dallo scudetto, una virgola che dovrà essere cancellata domani”.

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ultimo aggiornamento: 04-05-2013


Rassegna stampa 4 maggio 2013: prime pagine di Gazzetta, Corriere e Tuttosport

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