Due giorni dopo la conquista dello scudetto, Antonio Conte è il protagonista della prima pagina de La Gazzetta dello Sport, che ha realizzato all’allenatore bianconero un’intervista a 360 gradi. Il tecnico della Juventus, che domani lancerà sua autobiografia, scritta con Antonio Di Rosa, dal titolo Testa, cuore e gambe, ha ricordato di quando 3 anni fa fu per la prima volta contattato dalla società e parlando di uomini su cui puntare per rilanciare la Signora emerse il nome di Diego:

Mi chiesero un parere: dissi con franchezza: “E’ un buon giocatore, ma abbiamo in rosa Trezeguet, Del Piero, Amauri e Iaquinta. Io spenderei i 25 milioni in altro modo”. Sapete tutti come è finita.

Inevitabile parlare del futuro prossimo della Juventus, sebbene anche in questa intervista Conte rinvii la conferma della sua permanenza all’incontro che nei prossimi giorni avrà con la società. L’allenatore ha invitato tutti a volare basso, soprattutto in ottica europea:

Quando sento certi commenti mi viene da ridere. Tipo: “Alla Juve bastano due acquisti per vincere anche la Champions”. Sarebbe un discorso superficiale e presuntuoso. Ma di cosa stiamo parlando? La realtà è diversa: negli ultimo anni la vetta si è allontanata. Il ranking Uefa lo dimostra.

Conte così ha spiegato che “non è solo una questione economica” e, prima di ribadire che anche Ibra, Suarez e Higuain “non bastano mica” alla Juve per vincere la coppa dalle grandi orecchie, ha citato l’esempio del Bayern Monaco, squadra il cui gioco è molto apprezzato dal salentino:

Il modello da seguire è il Bayern: un progetto serio iniziato anni fa con Van Gaal, passato anche da sconfitte brucianti che hanno alimentato la ferocia dei calciatori. Alla base di ogni successo c’è: una organizzazione di gioco, una società disposta a seguire una strada precisa con investimenti mirati e una gestione oculata del vivaio. Solo così si può invertire la rotta. (…) Ho sentito Robben l’altro giorno dire: “La nostra è stata una vittoria di squadra”. Ha capito, Robben è un talento puro. Come Ribery. Eppure si sono messi al servizio della squadra. E’ l’organizzazione di gioco che esalta il talento, purtroppo da noi questo è un pensiero di minoranza. Si dice: “l’attaccante non deve stancarsi con il pressing altrimenti non è lucido in area, il 10 deve essere libero da ogni marcatura e tutto ruota intorno a lui”. Non è così, almeno per me. E mi pare che questo possa essere un modello vincente.

Una filosofia di gioco che – ha rivelato Conte – ha appreso grazie soprattutto ad Arrigo Sacchi e che va coniugata con un’attenzione particolare alla motivazione e alla gestione del gruppo, come da insegnamenti di Lippi e Trapattoni. Conte ha anche espresso alcuni giudizi sui big del calcio internazionale.
Ha negato che il Barcellona sia al capolinea, ma ha notato che ultimamente “sono molto Messi-dipendenti”. Poi alla domanda ‘chi è il giocatore più forte in assoluto’ ha risposto così:

Parlo degli ultimi 30 anni: Maradona, l’ho anche marcato. Uno spettacolo: negli occhi aveva ancora la felicità di un bimbo che gioca per la prima volta. Poi Messi. E Ronaldo, il Fenomeno dell’Inter.

Conte ha quindi speso parole di apprezzamento nei confronti di Cavani (“un attaccante così completo è difficile trovarlo”), di El Shaarawy (“un giocatore totale, capace di attaccare e difendere”) e di Insigne (“talento di strada come Cassano e Miccoli. Può sempre fare la differenza, creando superiorità”). Infine, chiusura amara sulla squalifica per il calcioscommesse, che lo ha tenuto per 4 mesi lontano dalla panchina :

E’ una cicatrice profonda. Quello che mi ha fatto più male è stato leggere articoli che davano per finita la mia carriera, avallando accuse prive di senso. Chi mi conosce sa che non accetterò mai compromessi. Alla fine ho subito una ingiustizia, senza prove. “Non potevo non sapere”. Faccio felice Crozza: la parola “agghiacciante” ha fotografato bene il mio stato d’animo.

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ultimo aggiornamento: 07-05-2013


Rassegna stampa 7 maggio 2013: prime pagine di Gazzetta, Corriere e Tuttosport

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