Non ci si può più girare attorno, né tantomeno temere smentite: Fernando Llorente è un caso alla Juventus. E anche molto spinoso. Prelevato lo scorso febbraio a parametro zero dall’Athletic Bilbao, il bomber basco come da regolamenti internazionali si è aggregato alla Juve solo a luglio 2013, per il ritiro estivo. Llorente si mette subito a totale disposizione di Antonio Conte sostenendo una sorta di pre-ritiro prima di iniziare il lavoro vero e proprio. Parte subito forte il nazionale spagnolo ed impressiona un po’ tutti, compresi i compagni e il tecnico bianconero, che nelle prime uscite stagionali lo preferisce puntualmente a Mirko Vucinic, che lascia trasparire a sua volta un po’ di nervosismo.

Man mano che la preparazione procede, gli avversari delle amichevoli diventano più impegnativi e Conte comincia da lì ad affidarsi al gruppo storico, “quello che ha conquistato i due scudetti consecutivi”, con la sola variante di Carlitos Tevez, il grande investimento dell’estate bianconera. Vucinic torna dunque titolare e Llorente finisce in panca, per entrare qua e là in qualche scampolo di gara. Basta poco, qualche gol sbagliato per mancanza di lucidità e gambe imballate, per far scivolare Llorente indietro nelle gerarchie di Conte, che appena iniziano gli impegni ufficiali gli preferisce a gara in corso (di giocare titolare neanche se ne parla) sia Matri – ora accasatosi al Milan – sia Quagliarella.

In più di un’occasione Llorente viene fatto riscaldare per lunghi tratti di partita, ma al momento dei cambi per il basco non c’è spazio: meglio l’usato sicuro o “l’imprevedibilità” di Giovinco. Chiaro che Conte venga costantemente pungolato sull’argomento dalla stampa, ma non c’è trippa: “Llorente non è ancora pronto, viene da una stagione in cui è stato quasi sempre fermo”. Poi ovviamente, ci sono i risultati, che inevitabilmente Conte richiama a difesa delle proprie scelte: “Mi pare che fin qui le scelte fatte mi abbiano dato ragione, tre vittorie e un pareggio”, ha ribadito il tecnico leccese alla vigilia di Copenhagen – Juventus. Ecco, la gara di Copenhagen, dove i bianconeri lasciano due punti importantissimi per la qualificazione alla fase eliminatoria di Champions League, e nel corso della quale Llorente subisce l’ennesima umiliazione: si scalda per tanto tempo, poi entrano Giovinco, De Ceglie, Isla e per lui non c’è più spazio.

In Spagna già si parla di cessione a gennaio, nonostante il diretto interessato ufficialmente smentisca, ma soprattutto si chiedono i media iberici, “Conte, por qué?” Perché in una gara nella quale non riesci ad insaccare non provi a mettere in campo uno spilungone e fargli arrivare qualche cross? Perché un giocatore dopo oltre due mesi di allenamenti non è ancora pronto? Cosa dovrebbe fare, tutta la trafila delle giovanili prima di poter tornare in prima squadra?

Semplicemente “la Juventus ignora Llorente”, concludono in Spagna, mettendo in dubbio a questo punto la necessità di un lungo tira e molla con l’Athletic Bilbao e l’ingaggio del bomber di Pamplona che tra l’altro costa alle casse bianconere qualcosa come 8 milioni di euro lordi all’anno. Una cifra davvero eccessiva per uno che è ormai considerato a tutti gli effetti la quinta punta e la cui unica prospettiva è attendere la Coppa Italia per collezionare una presenza dall’inizio. Con l’appropinquarsi dei Mondiali, molto facile che il divorzio si consumi davvero a gennaio, visto che Llorente tiene troppo ad andare in Brasile con le Furie Rosse.

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