La situazione rischia di diventare paradossale, se non esplosiva. Proviamo a immaginare dieci curve italiane che decidono di cantare all’unisono un determinato coro ritenuto di discriminazione territoriale o razzista. Come si muoverebbe il Giudice Sportivo? Chiudendo tutte le curve, secondo i rigidi dettami delle ultime settimane. Le squalifiche comminate al Milan hanno aperto un dibattito non solo nel mondo ultras, ma anche tra i vertici del calcio italiano. Ultras di Milan e Inter sono sulla stessa linea d’onda, pronte a dare battaglia a suon di cori. Invitano le altre curve d’Italia a unirsi in questa singolare protesta intonando cori di discriminazione territoriale, affinché si arrivi al punto tale da dover chiudere tutti gli stadi.

Tra i favorevoli alle sanzioni della linea dura c’è chi prova a spiegare dettagliatamente, punto per punto, tutti i motivi. E’ una posizione rispettabile in un terreno minato pieno zeppo di ambiguità, come decidere quando un coro risulta razzista, offensivo o di discriminazione territoriale. Dall’altra parte troviamo, invece, l’atteggiamento duro e puro di molte curve italiane, tra cui anche quella della Juventus, storicamente rivale di interisti e milanisti. L’invito degli juventini è esplicito e indirizzato a tutte le curve italiane, il pomo della discordia riguarda sempre i cori di “discriminazione territoriale”:

Il gruppo tradizione – antichi valori – Fighters – Curva Sud Scirea
opponendosi ai provvedimenti intrapresi dalla procura federale riguardo i “cori espressivi di discriminazione territoriale” inferti alla società Milan e relativa tifoseria, ritenendo siano soltanto un altro inutile ed incostituzionale meccanismo per discriminare soltanto il nostro popolo ultras, condannando la libera espressione di pensiero invita tutta la tifoseria juventina, in occasione della trasferta a firenze del 20 ottobre a cantare insieme a noi i “famigerati” cori di discriminazione territoriale e a tutte le tifoserie di unirsi alla nostra protesta esponendo striscioni e cantando i sopracitati cori in tutti gli stadi venerdi 18, sabato 19 e domenica 20 ottobre 2013.

Non rendiamoci ostaggi di chi è il primo razzista e discriminatore!!!! tutti uniti ce la possiamo fare!!!!!!!

Il direttivo tradizione – antichi valori – Fighters

Poco fa è intervenuto anche Claudio Lotito sulla questione, ai microfoni di Radio 24. Il presidente di un club tartassato da punizioni di questo tipo (soprattutto dall’Uefa) rimarca il fatto che i club sono inermi di fronte agli ultras:

“Con questa norma le società sono ostaggio degli ultrà, che possono far chiudere lo stadio facendo 50 cori. Se un settore di migliaia di persone assume un comportamento di un certo tipo è giusto che vada censurato. Ma 20 o 30 persone non rappresentano la tifoseria: bisogna distinguere i tifosi-delinquenti dai delinquenti-tifosi. Nelle curve, attraverso la tifoseria organizzata, si compiono atti di delinquenza. Queste gente, che passa dallo stadio alla strada, è la stessa che si trova nei cortei anti-Tav o contro la scuola e non hanno nulla a che vedere col tifo. La norma sulla discriminazione territoriale così com’è stata impostata fa solo danni, è un boomerang”.

Lotito attacca anche l’Uefa e Platini in persona, invitando la Figc a farsi sentire sul tema:

“Abbiamo un rapporto di collaborazione 24 ore su 24 con le forze dell’ordine, un’azione di prevenzione nelle scuole e negli ospedali, un sacco d’iniziative come la maglia “No Racism”, ma non è che posso mettere un poliziotto al fianco di ogni spettatore per registrarlo con un microfono: ‘Scusa cos’hai detto?’. Non possiamo vietare ai tifosi di proferire parola. Oggi le società non hanno i mezzi per prevenire il fenomeno. La Figc è una delle federazioni più importanti della Uefa dove il nostro rappresentante, Giancarlo Abete, è il vice-presidente. Bisogna che il presidente Platini capisca queste situazioni. Non è che Platini è diventato il vangelo, bisogna adattare le norme agli usi e costumi dell’ambiente. Con il termine razzista oggi viene inglobata una serie di comportamenti maleducati e campanilistici. Nel caso della Lazio la Uefa ha chiuso tutto lo stadio perché alcuni spettatori della curva intonavano il coro “polacchi puzzate di cioccolata” (slavo puzzi di m…, ndr) dopo che i polacchi hanno messo a ferro e fuoco la città: al Legia Varsavia non è successo niente, alla Lazio hanno chiuso lo stadio. E questi cori da chi sono stati rilevati? Nè dalle forza dell’ordine, nè dall’arbitro, nè dal delegato Uefa ma dai rappresentanti di un’associazione chiamata Fare (Football against racism in Europe). Ma chi dice che le rilevazioni del Fare sono tali da giustificare la chiusura dello stadio? È la devianza di questo sistema”.

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