Roberto Mancini si è premurato di specificare che l’accordo con il Galatasaray non è stato dettato dal fattore economico e che non esiste alcuna clausola pro-Nazionale. Due mezze falsità, perché i turchi restano (beni immobiliari inclusi) tra i 10 club più ricchi d’Europa e perché la clausola c’è eccome, soltanto che non prevede specificamente l’eventuale chiamata di Abete per il dopo-Prandelli. Su quest’ultima nota va fatta chiarezza.

Tecnicamente non si può parlare di clausola, perché non esiste un “prezzo” prefissato di risoluzione contrattuale tra il tecnico di Jesi e la società di Istanbul. Esiste però qualcosa di molto simile, che anzi è ancora più a tutela dell’ex allenatore di Inter e Manchester City: si tratta di una postilla contrattuale che prevederebbe la possibilità a parte di Mancini di risolvere unilateralmente il contratto in caso di chiamata dall’Italia. Non dell’Italia (anche se la Nazionale va ritenuta inclusa).

Di fatto, l’ex attaccante di Sampdoria e Lazio può sciogliere il rapporto a fronte di un accordo con una big nostrana rinunciando, o meglio restituendo, il 20% degli emolumenti fino a quel momento ricevuti. Una sorta di penale (che per regolamento Fifa non potrebbe comunque essere pagato dal club richiedente), la quale mette in condizione il Mancio di tenersi spalancato un portone.

Con il Milan, d’altronde, ci aveva parlato nel giugno scorso. Con la Roma anche, ma la distanza era siderale. Con la Juventus bisogna risalire al pre-Conte quando Marotta spingeva per Spalletti o Mazzarri e Nedved per il suo ex compagno in biancazzurro. Insomma, la speranza resta e comunque non potrà chiamarsi Inter per ovvi motivi. Con o senza il tycoon Thohir.

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ultimo aggiornamento: 10-10-2013


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