Per 47 anni delle sua vita non si era mosso da Francia e Belgio, un centrocampista amato dai tifosi tra le altre squadre di Lilla e Valenciennes: Bruno Metsu, appesi gli scarpini al chiodo nel 1987, cominciò la carriera d’allenatore che dopo anni di delusioni e soddisfazioni sui patrii campi di calcio, lo portò in Africa; era il 2000 e dopo una fugace apparizione in Guinea, accettò di guidare il Senegal col quale si garantì un posto d’onore tra gli allenatori più apprezzati, eccentrici e fascinosi del panorama calcistico mondiale. Oggi ci ha lasciato all’età di 59 anni, è andato a morire nella sua cittadina natia, Coudekerque, nord della Francia a un passo dal mare; l’estate scorsa aveva scoperto di avere di un tumore in fase avanzata, come spiegò lui stesso a L’Equipe qualche settimana dopo:

“Sono andato a fare delle analisi del sangue e senza pensarci su mi dissero che ero in fase terminale a causa di un cancro al colon, al fegato e al polmone. Mi hanno dato tre mesi di vita. Lo choc è stato enorme”.

Dicevamo del Senegal. Correva l’anno 2002, Mondiali tra Giappone e Corea del Sud, i Leoni di Teranga si qualificarono alla rassegna intercontinentale per la prima (e ad oggi unica) volta nella loro storia; il 10 febbraio avevano già sfiorato l’impresa, perdendo solo ai rigori la finale di Coppa d’Africa in Mali (vinse il Camerun dopo lo 0-0 a fine gara), ma fu in Estremo Oriente che Bruno Metsu e i suoi ragazzi stupirono il mondo intero. Furono loro infatti a disputare la prima partita del torneo contro la Francia campione in carica, il Senegal vinse con un gol di Boupa Diop alla mezz’ora; dopo quella vittoria pareggiò contro Danimarca e Uruguay, qualificandosi agli ottavi di finale dove incontrarono la Svezia.

Battuti anche gli scandinavi ai tempi supplementari, la corsa della matricola impazzita Senegal si fermò ai quarti contro la Turchia. In Europa fu fatta razzia dei migliori giocatori di quella selezione, il condottiero capelluto Metsu se ne andò negli Emirati Arabi Uniti dove vinse con l’Al-Ain campionato e Champions asiatica. La penisola arabica la sua destinazione finale vivendo anche in Arabia Saudita (guidando l’Al Ittihad) e Qatar (era allenatore in carica della Nazionale qatariota) e integrandosi a tal punto da sposare una donna musulmana, convertirsi all’Islam e assumere il nome di Abdoul Karim. Quindi l’agghiacciante diagnosi, il ritorno in Francia, oggi la morte. Condoglianze.

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ultimo aggiornamento: 15-10-2013


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