Era un anno solare importante, quello precedente all’atteso 2014, mondiali brasiliani, un appuntamento prestigioso in cui l’Italia vorrà sia confermare gli ottimi risultati sotto la gestione Prandelli (neanche una sconfitta nelle qualificazioni, finalista all’Europeo e medaglia di bronzo nella Confederations Cup) sia riscattare la figura barbina fatta in Sudafrica nel 2010, neanche una vittoria in un girone materasso ed eliminazione anzitempo. Ieri sera a Londra si è chiuso il sipario sul 2013 della nostra Nazionale, un anno intenso con ben 18 partite giocate e un gruppo che pare amalgamato il giusto per essere cautamente ottimisti in vista dei prossimi impegni (prossima amichevole in Spagna contro le Furie Rosse, poi appuntamento in Brasile con altre due amichevoli di preparazione in vista dei Mondiali a giugno). Il 2-2 contro la Nigeria lascia un po’ l’amaro in bocca, Cesare Prandelli a caldo si è però mostrato soddisfatto del lavoro fatto negli ultimi dieci mesi:

“Andiamo ai Mondiali con molte certezze e qualche pensiero. Il bilancio del 2013 si chiude comunque per noi in modo molto positivo: abbiamo fatto un’ottima Confederations Cup e ci siamo qualificati ai Mondiali con due giornate di anticipo. Questo gruppo ha fatto grandi cose”.

Analizziamo dunque il cammino degli azzurri nel 2013, come detto un anno di molte partite contraddistinte da buone prove e più di un passaggio a vuoto. Facciamoci aiutare dai numeri: Buffon e compagni sono scesi in campo 18 volte raccogliendo appena 6 vittorie; anche le sconfitte sono state poche (solo 2, contro il Brasile nella Confederations Cup e in amichevole contro l’Argentina ad agosto), basta fare una rapida sottrazione per notare come la nostra nazionale soffra di “pareggite“, con ben dieci partite finite in parità. Alcuni dei pareggi sono stati prestigiosi e quasi tutti di rimonta: contro l’Olanda ad Amsterdam ci aveva pensato Verratti a tempo scaduto a fissare il punteggio sull’1-1, doppia rimonta a Ginevra col Brasile (Balotelli e De Rossi), segno X col fiatone anche contro Danimarca, Armenia e Germania, oltre come ovvio la partita di ieri.

Spartizione della posta anche con Repubblica Ceca (0-0), Spagna (0-0 ed eliminazione ai rigori), Uruguay (2-2 e questa volta successo dagli undici metri) e, ahinoi, Haiti, un 2-2 che ha avuto il sapore più del regalo ai caraibici che un vero e proprio scivolone su cui pensare. Poi le sei vittorie, nessuna davvero fragorosa: Malta e San Marino con “solo” sei gol fatti (e zero subiti, come preventivato), Messico e Giappone l’estate scorsa in Brasile, infine quelle casalinghe contro Bulgaria e Repubblica Ceca nelle qualificazioni mondiali. Sono stati 32 i gol realizzati (sei quelli di Balotelli, secondo top-scorer Giaccherini a quota 3), 25 quelli subiti (sei pappine solo dai verdeoro), troppi considerata anche la cifra tecnica di alcuni avversari. Che anno è stato allora, al netto dei risultati, quello appena messo in soffitta per l’Italia?

Nelle partite ufficiali l’Italia si è comportata bene, segno evidente che i nostri calciatori danno il meglio di sé solo se c’è qualcosa in palio; certo i due pareggi con cui hanno concluso il cammino di qualificazione ai mondiali ci ha privato della ghiotta opportunità di essere tra le teste di serie nell’assemblaggio dei gironi nella fase finale, ma tant’è: buona Confederations Cup (senza picchi, sia chiaro), qualificazioni decenti (idem come sopra, ma almeno abbiamo staccato il biglietto per il Brasile prima di tutte le altre europee), solite amichevoli imbarazzanti (una vittoria contro San Marino, una sola sconfitta e la bellezza di cinque pareggi). Un buon bilancio? Da sei in pagella, da compitino, il consiglio da dare a Prandelli è il seguente: analizzi attentamente la situazione e non si culli sugli allori, perché il gruppo pare esserci ma le idee latitano, per fare un buon Mondiale l’impressione è che ci voglia di più di quanto mostrato in questo 2013.

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Cesare Prandelli Italia notizie

ultimo aggiornamento: 18-11-2013


Italia – Nigeria 2-2 | Highlights Amichevole | Video gol (Rossi, Dike, Ameobi, Giaccherini)

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