Messico e Uruguay sono le ultime due nazionali qualificate al mondiale brasiliano. I messicani, ieri, hanno battuto fuori casa la Nuova Zelanda con il punteggio di 4-2 (tripletta di Peralta) dopo il 5-1 dell’andata. All’Uruguay, invece, è stato sufficiente il pareggio per 0-0 nel ritorno contro la Giordania dopo la vittoria per 5-0 dell’andata. L’Uruguay è la trentaduesima squadra classificata e sarà testa di serie nel sorteggio del prossimo 6 dicembre a Salvador de Bahia, in virtù del ranking Fifa e dei buoni risultati ottenuti negli ultimi anni, come il quarto posto in Sudafrica e la vittoria nella Coppa America 2011 in Argentina.

Al sorteggio che definirà i gironi il prossimo del prossimo 6 dicembre, a Salvador de Bahia, sarà presente anche un monumento vivente del calcio uruguaiano. Lui è Alcides Ghiggia, Campione del mondo con la sua Nazionale di origine nel 1950. Segnò al Maracana il gol che regalò la coppa alla Celeste, una partita ancora oggi ricordata con profonda tristezza dagli sportivi brasiliani, a tal punto che per l’evento si coniò l’espressione “disastro del Maracanã” (“O Maracanaço” in portoghese, “El Maracanazo” in spagnolo). Il Brasile proclamò tre giorni di lutto nazionale e alla fine sarebbero stati certificati 34 suicidi e 56 morti per arresto cardiaco in tutto il Paese, dopo la sconfitta.

Ghiggia, che vestì anche la maglia della nazionale italiana da oriundo, quella del Milan e della Roma, anni dopo dichiarò ironicamente: «A sole tre persone è bastato un gesto per far tacere il Maracanã: Frank Sinatra, il Papa e io». Allo Stadio Centenario di Montevideo, prima di Uruguay – Giordania, è stato accolto come un trionfatore dal popolo uruguaiano. Ora ha 86 anni e indossa con orgoglio la maglietta celeste con il numero sette stampato in rosso che portava nell’epico pomeriggio di quel 16 luglio del 1950.

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