Intervistato dal quotidiano La Stampa, Fernando Llorente ha ammesso di aver vissuto un periodo complicato all’inizio della stagione (tra luglio e agosto), quando le (poche) prestazioni sul campo lasciavano molto a desiderare e i tifosi della Juventus iniziavano già a domandarsi se l’arrivo dell’attaccante spagnolo – reduce da un anno di panchina forzata a Bilbao – fosse un flop:

Fu negli Stati Uniti, un periodo durissimo perché non capivo che cosa stesse succedendo. A Châtillon stavo bene, ma poi ho accusato i carichi di lavoro. E mi sentivo stanco. Non ci ero abituato. Una stanchezza fisica e mentale: mi fece venire dubbi (…) Non riconoscevo neppure me stesso: quel giocatore non ero io.

Llorente ha spiegato di aver recuperato la forma in seguito e di essere in questo momento “una persona felicissima” perché consapevole che “venire alla Juve è stata la miglior decisione”. A dare la svolta alla stagione del 28enne pivot bianconero non è stato un gol in particolare ma “la fiducia del mister” e “poter giocare ogni partita”.

L’attaccante si è definito “molto altruista” e ha spiegato che “mi piace giocare con la squadra”. Quindi ha detto di sentirsi più forte di piedi piuttosto che di testa anche se “il gioco aereo è andato migliorando durante la carriera”. Tra gli aspetti da migliorare c’è la cattiveria sportiva:

Essere più cattivo, sul campo, è una delle cose in cui devo migliorare. E una delle cose che mi dicono.

A proposito di cattiveria, un compagno di squadra da cui prendere esempio è Giorgio Chiellini:

Sempre concentrato, cattivo, mai lo vedi fuori partita. Basta vedere come si allena, la predisposizione che ha ogni giorno, fin dal riscaldamento, quello che voi non vedete.

Infine, l’attestato di stima per un altro collega, Zlatan Ibrahimovic, da cui si è detto pronto ad imparare ancora molte cose.

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ultimo aggiornamento: 26-12-2013


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