Certo ha definito la gara contro la Juventus “il mio secondo derby” perché “tra le due squadre c’è sempre stato odio calcistico”; certo, ha elogiato i top player bianconeri citando tra i big storici “Zidane, Cabrini, Tardelli, il povero Scirea, Del Piero e Vidal”; ha evidenziato che gli uomini di Antonio Conte “sono cattivi” e “hanno un gruppo forte, solido, sono tignosi, con voglia di vincere”; certo, ha ammesso che “quando sono stati ceduti Marquinhos, Lamela e Osvaldo io mi sono preoccupato: erano tre titolari inamovibili” e che “speravo che i soldi incassati venissero rimessi sul mercato, così è stato pure se sono arrivati giocatori meno affermati. Che, però, stanno dando più di quelli andati via”. Ha usato parole di stima nei confronti di Rudi Garcia, che è stato in grado di “compattare un gruppo sfaldato, all’interno del quale ognuno pensava a se stesso” portando per prima cosa “il rispetto reciproco tra i giocatori e poi verso di lui” e mettendo in chiaro l’obiettivo di “riportare la Roma in Europa”. Ha riconosciuto che la scorsa stagione è stata un fallimento non solo per colpa di Zeman, anzi “è stata più dei giocatori perché non facevamo quello che lui ci chiedeva. Noi facevamo tutto l’opposto. Se vai a rivedere le partite del primo Zeman e quelle dell’anno scorso ti accorgi che sono completamente diverse”. Ha definito Gervinho una “belva” che “se facesse pure gol sarebbe Cristiano Ronaldo e la Roma non lo avrebbe mai preso”. Ha confessato di sapere che Prandelli “non mi porterà” in Brasile e ha parlato con la solita franchezza pure di razzismo nel calcio:

Io non sono di colore ma è come se lo fossi visto che in ogni stadio mi insultano. Non è razzismo anche quello? Se dicono Totti figlio di puttana o mi fanno buuu cosa cambia? E allora o chiudi un occhio per tutti o chiudi le curve a tutti. Lo stadio è bello anche per i cori, per il tifo, per gli sfottò: se ti dicono romano bastardo ci può stare e te lo tieni, ma se vai allo stadio e devi stare zitto è un altro calcio.

Ma le dichiarazioni destinate a fare più rumore sono altre. Quando il giornalista del Messaggero ha chiesto a Francesco Totti se alla Roma, che domenica affronterà la Juventus a Torino, manca cattiveria, la risposta è stata la seguente:

Un po’ sì, perché singolarmente, cioè presi uno per uno, noi siamo più forti. Loro, però, sono più forti come gruppo. La differenza tra noi e la Juve è che loro si conoscono da più tempo, e poi hanno vinto e le vittorie ti aiutano a crescere. E chiunque arriva alla Juve sa che deve vincere. E sa che lì, in un modo o nell’altro, vince.

Ne è nato il seguente botta e risposta, che riportiamo integralmente:

-Cioè?
-«Una volta (2005, ndr) ho detto che contro la Juve si gioca sempre 11 contro 14 e mi hanno deferito…».
-Le cose sono cambiate?
-«Qualche aiutino ce l’hanno sempre: l’evidenza è quella c’è poco da fare».
-Volontario o involontario?
-«Involontario, spero. Ma dopo una, due, dieci volte devi stare sempre attento».

Parole che non potranno non infiammare la vigilia di una gara molto attesa e che, a sorpresa, risulta importante – se non decisiva – per il campionato. A tal proposito il capitano giallorosso non ha dubbi sul risultato da inseguire:

Le ultime tre volte che ci siamo presentati a Torino abbiamo subito undici gol. E in un quarto d’ora… Stavolta sarà una partita divertente, tra due squadre che giocano a pallone e a viso aperto. Sarà un confronto duro, ma noi andiamo lì per vincere: il pareggio non ci interessa perché abbiamo la possibilità di battere anche la Juve. Del resto, abbiamo vinto contro tutte le altre grandi, ci mancano solo loro.

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ultimo aggiornamento: 03-01-2014


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