Il Real Madrid non perdeva due partite di fila in Liga da circa cinque anni: va da sé che il doppio ko patito prima col Barcellona in casa e poi a Siviglia ha suscitato più di una domanda tra tifosi e addetti ai lavori. Ci sarà da preoccuparsi? La squadra è attrezzata per il rush finale dove la posta in palio è altissima (oltre al campionato e all’ossessione Decima, il 16 aprile c’è pure la finale di Coppa del Re contro il Barça)? Carlo Ancelotti saprà gestire il momento? Andiamo con ordine e cerchiamo di far chiarezza sui motivi che hanno portato a questa pericolosa flessione di risultati delle merengues, un trend che potrà benissimo essere invertito a partire da questa sera quando al Bernabeu arriveranno i concittadini del Rayo Vallecano (e al contempo le rivali avranno, sempre oggi, partite toste contro Athletic Bilbao, al San Mamés arriverà l’Atletico Madrid, e Espanyol, derby ad alta tensione per i blaugrana).


Cominciamo con l’analizzare la rosa. Nonostante fior fior di campioni, la panchina del Real Madrid sembra corta: Ancelotti raramente ricorre a tutti i cambi, gli infortuni di Jesé e Khedira non aiutano e le contemporanee squalifiche di Di Maria e Sergio Ramos col Siviglia hanno fatto il resto. Le alternative più valide all’undici base si chiamano Isco e Illaramendi, senza dimenticare Iker Casillas il cui ritorno in campo anche in Liga è caldeggiato da buona parte dei tifosi perché Diego Lopez, sei gol subiti nelle ultime due gare, pur rimanendo affidabile non ha l’esperienza e il sangue freddo necessario per tenere a galla la squadra quando balla in difesa ed è confusa in costruzione. A proposito, nelle ultime uscite è venuta meno anche una certa fluidità di gioco complice il calo di due pedine fondamentali della mediana madridista come Xabi Alonso e Modric.

Ma a parte il solito immenso Cristiano Ronaldo, anche in avanti le cose non vanno alla grandissima: al Sanchez Pizjuan di Siviglia gli avanti bianchi hanno tirato in porta due sole volte, mai era successo in questa stagione. La realtà è che Bale è un ottimo giocatore ma che non è il fenomeno che si aspettavano di vedere dalle parti del Santiago Bernabeu: il gallese, gravato da troppe responsabilità, nei momenti chiave si spegne e spesso, troppo spesso, viene richiamato da Ronaldo (come quando sotto di un gol a Siviglia ha voluto tirare lui una interessante punizione dal limite spedendola alta, per la rabbia di CR7 che invece voleva calciarla lui). E se, infine, il problema fosse atletico? E’ possibile perché dopo 31 gare utili consecutive e una rincorsa a perdifiato, ora le gambe cominciano a rispondere meno: toccherà ad Ancelotti e al suo staff aggiustare le cose in vista dello sprint di primavera. Le potenzialità per un magico triplete sono ancora intatte ma ora è vietato sbagliare oltre.

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ultimo aggiornamento: 29-03-2014


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