Non risparmiano (quasi) nessuno i Simpson, come consuetudine di questa sitcom statunitense nata nel 1989. E non poteva mancare la parodia sul mondiale di calcio brasiliano a soli due mesi dal suo inizio. Nella puntata dedicata alla competizione calcistica e intitolata “You don’t have to live like a referee” (“Non devi vivere come un arbitro”) non c’è nessun riferimento satirico all’Italia di Prandelli. Si poteva prendere per i fondelli il Bel Paese tirando in ballo i soliti mandolini, pizza, calciopoli e mafia, ma forse sulla scelta di ignorare l’Italia ha influito anche il fatto che gli azzurri non sono, secondo gli allibratori, tra le nazionali favorite per la vittoria finale.

Brasile, Spagna e Germania sono prese di mira dai Simpson. Nell’ultimo episodio della serie americana Homer Simpson si reca in Sud America per arbitrare il torneo e viene designato anche per la finalissima in cui la Germania supera il Brasile con il punteggio di 2-0. Non ne escono benissimo la Nazionale spagnola e quella brasiliana perché tentano ripetutamente di corrompere l’arbitro, ovvero Homer Simpson. Un direttore di gara integerrimo molto considerato dalla Fifa per la sua onestà. Homer, dopo aver espulso un giocatore spagnolo, rifiuta categoricamente soldi e carte di credito dallo stesso calciatore iberico.

L’arbitro Simpson diventa un simbolo dell’onestà e della legalità quando in occasione della finale tra Brasile e Germania resta impassibile di fronte alle pressioni della criminalità brasiliana che cercava di corromperlo. Non a caso vincerà la Germania, forse considerata anche dagli autori del programma come la patria della legalità. Ma spagnoli e brasiliani, popoli latini, non l’hanno presa bene e non sono mancate le critiche al programma. E’ solo satira…

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