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L’autobiografia di Andrea Pirlo è stata pubblicata un anno fa, ma la versione tradotta in inglese è uscita in questo mese di aprile. La velata accusa di Pirlo nei confronti del “Super Depor” (è il nome che la stampa spagnola affibbiò ai galiziani che in quel periodo formavano un undici molto temibile) era già nota al pubblico italiano, a negli ultimi giorni, complice sicuramente la diffusione oltreconfine del libro, sta facendo discutere in tutta Europa. Il centrocampista della Juventus e della Nazionale Italiana usa molto sarcasmo nel passaggio in cui ricorda la disfatta del 7 aprile 2004, quando il Milan fu travolto dal Deportivo La Coruña per 4-0.

Le dicerie e i cattivi pensieri sull’exploit dello sport spagnolo negli ultimi dieci anni, sono all’ordine del giorno. Il caso Fuentes e una malcelata riluttanza delle istituzioni iberiche verso l’argomento hanno contribuito ad alimentare sospetti. Pirlo, ovviamente, non nomina mai la parola “doping” nel passaggio incriminato, ma ci volteggia con una certa astuzia letteraria:

“La scena che più mi ha colpito è stata vederli correre, tutti, nessuno escluso, anche nell’intervallo. Quando l’arbitro Maier ha fischiato la fine del primo tempo, sono schizzati nello spogliatoio, l’andatura era quella di Usain Bolt. Non riuscivano a fermarsi nemmeno in quel quarto d’ora di riposo tecnico, inventato apposta per tirare il fiato, quantomeno per camminare. Fulmini imprendibili, schegge impazzite. Non sono in possesso di prove, per cui la mia non è un’accusa, mai mi permetterei di formularla. Semplicemente è un pensiero cattivo che mi sono concesso, però per la prima e unica volta nella vita mi è venuto il dubbio che qualcuno sul mio stesso campo potesse essersi dopato. Forse è solo la rabbia di un momento non ancora riassorbita. I calciatori del Deportivo erano assatanati, galoppavano verso un traguardo che solo loro intuivano (ciechi noi, che infatti siamo stati brutalizzati). In semifinale hanno incontrato il Porto e sono stati eliminati, nel giro di qualche tempo sono spariti da tutte le competizioni che contano”.

Parole taglienti che non potevano passare inosservate troppo a lungo. E infatti la replica di alcuni ex tesserati del Deportivo non si è fatta attendere. Fran, autore del gol del 4-0, non accetta questo tipo di discorso e non nasconde lo stupore perché proviene da un calciatore come Pirlo: “Quel che dice è vergognoso. Come può un giocatore del suo livello dire queste cose? Ci perde lui in reputazione. Se cominciamo a dubitare di ogni goaleada allora che dovremmo dire del Milan che schiacciò il Barcellona ad Atene vincendo 4-0? Non voglio perdere altro tempo con queste assurdità“. L’ex tecnico del Deportivo, Javier Irureta, stuzzica Pirlo: “Correvamo di più? Sì, ma i nostri gol non sono arrivati da azioni veloci, tranne forse il terzo di Luque. Forse Pirlo ci sogna ancora la notte: non gli è passata la delusione di quella partita”.

Ironico Walter Pandiani, autore del primo goal al Riazor: “Dice queste cose 10 anni dopo. Perché non organizziamo una nuova partita con i giocatori di allora e vediamo chi è il più forte?“. Victor vuole le scuse da Pirlo: “Il Deportivo La Coruña, con i suoi tifosi, il club e i giocatori, si aspetta delle scuse da Pirlo per quanto scritto nel suo libro“. E il medico della squadra Cesar Cobian è lapidario: “Dice cazzate, non aggiungo altro”.

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ultimo aggiornamento: 19-04-2014


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