Il Cile ha verosimilmente la chance che gli metterà ulteriormente gli occhi di tutti addosso, ossia quella di eliminare la Spagna già nel girone eliminatorio. È probabile che la Roja di Sampaoli, fornita di un’eccezionale generazione di calciatori giunti all’età calcistica ideale (un po’ come la Colombia), avrà due risultati su tre nello scontro diretto con i campioni del mondo in carica. E l’impresa non sarà così impossibile.

Di impossibile, o almeno altamente improbabile, è che la nazionale dei Sanchez, dei Vargas e dei Vidal possa pensare di arrivare in fondo alla competizione mondiale: la vittoria contro l’Australia è venuta a margine di una partita nata con il botto ma anche guarnita di evidenti sofferenze (giocata sempre col tipico spirito indomito andino), ha dato entusiasmo anche perché l’esordio è sempre l’esordio, ma ha anche soprattutto mostrato gli enormi limiti di questa selezione.

Primo tra tutti, forse quello decisivo, è relativo alla retroguardia, con un adattato come Gary Medel al centro (lui, centrocampista di corsa) e davvero troppo pochi centimetri distribuiti sul campo: difendere a questi livelli con un blocco di giocatori che non vanno oltre i 175 centimetri è impresa ardua, e quando gli australiani hanno iniziato ad alzare palloni tutto è diventato così terribilmente evidente. E le occasioni per gli avversari hanno iniziato a fioccare.

Poi nel calcio in realtà tutto è possibile, sulla carta. Ma per compensare limiti di questo genere devi avere un calcio tre spanne sopra gli altri. E con tutto il bene che si possa pensare del Cile, non è proprio questo il caso…

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