A volte è sufficiente cambiare posto a una lettera per dare tutto un altro senso all’avventura in Europa. La Juventus si coccola Carlitos Tevez per la doppietta ammazza Malmoe e fantasmi. Quelli che ogni sera (o pomeriggio) di Coppa svolazzano sopra ai giocatori bianconeri. Come la nuvola di Fantozzi.

L’acchiappafantasmi è stato dunque l’Apache? Sì, ma non solo. In panchina c’era un certo Massimiliano Allegri, che da ieri è ufficialmente un ghostbusters. Quello che, spostando la lettera, rende una serata per 58′ difficile in una di festa. L’allergia da Champions diventa insomma Allegri(a). Non dirompente, intendiamoci, perché gli svedesi dovrebbero rappresentare lo scoglio meno duro del girone. E perché l’Olympiakos ha sparigliato le carte battendo l’Atletico Madrid. Ma per chi ultimamente era abituato a partire da rincorsa, è grasso che cola.

L’ultima volta che la Juve aveva esordito in Champions vincendo, infatti, era datato 2008 (contro lo Zenit). Quasi lo stesso tempo che ci ha messo Tevez a ritrovare la rete nella Coppa dalle grandi orecchie (ne ha fatti due, per essere sicuro della vittoria). Allora, nel 2008, fu un certo Del Piero a risolvere. Aveva la maglia numero 10 cucita addosso. Ora ce l’ha proprio l’Apache.

Insomma, storie di numeri. Dal 10 al 10. Di giochi di parole. Da allergici ad Allegri. Di bel calcio (a tratti). Di sofferenza (fino all’1-0). La Signora questa volta è entrata nel salotto buono europeo a passi lunghi e ben distesi. In abito piuttosto elegante (come si addice a una dama). Gli spettri chiamati Copenaghen, Nordsjelland e Galatasaray sono tornati nei loro sarcofaghi. Il castello indemoniato è stato esorcizzato da uno che fino a pochi mesi fa con il Diavolo ci parlava tutti i giorni. E che sabato prossimo, guarda un po’, se lo ritroverà di nuovo faccia a faccia. A casa sua. Ma lui resta Allegri(ssimo) andante dopo l’esordio in Champions.

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ultimo aggiornamento: 17-09-2014