Simone Zaza oggi è il protagonista della rubrica ‘A carte scoperte’ de La Gazzetta dello Sport. Il 23enne attaccante del Sassuolo e della Nazionale ha risposto a domande inerenti temi extracalcistici. A partire dalla sua paura di volare, superata ingerendo tranquillanti o… segnando con la maglia azzurra:

Un Bologna-Bari, due anni fa: né vuoto d’aria né turbolenza, ma improvvisamente ho iniziato a sudare e sono stato da cani. Sono tornato in treno, a costo di prenderlo alle cinque del mattino: da allora prima di salire in aereo butto giù un paio di pasticche, e comunque se posso faccio a meno. Con la Nazionale no, non potevo, ma quello non era un semplice treno che passava, era un aereo e infatti tornando da Oslo dopo aver segnato non ho preso nulla: la pasticca era il gol.

Zaza, per il quale la Juve ha un’opzione d’acquisto fissata a 15 milioni per il 2015, ha poi assicurato che il mondo del calcio “è stressatissimo, non è la favola che sembra e non è abitato solo da belle persone, anzi: c’è gente cattiva, che ti porta in alto quasi solo per poter aspettare il momento di affossarti”.

Quindi ha raccontato di quando a 16 anni fece a botte con “uno molto più grande di me e un altro po’ ci portano
tutti dalla Polizia per rissa”. Ma almeno è riuscito a stare quasi sempre lontano dai vizi che possono persino rovinare una carriera:

Mai fatto una canna, il poker americano non mi fa impazzire, i superalcolici non mi piacciono. Bevo una birra ogni tanto, se capita una sigaretta dopo mangiato, mi sono abbuffato di playstation, però sono gli animali l’unica mania mai passata davvero.

Adesso in questo senso il giovane calciatore, che ha debuttato in Serie A con l’Atalanta e che nelle ultime settimane non si è fatto notare per prestazioni esaltanti sul campo, si è dato una regolata (ha due bulldog a Metaponto, Ciro e Emy, e un amstaff a Sassuolo, Baloo) ma in passato “in casa portavo di tutto”:

Una volta anche un serpente quando mi ero stufato di cacciare girini in uno stagno. E mi sono comprato di tutto: un pappagallo , un’iguana, anche un furetto e siccome nell’albergo dove vivevo a Valdera non me lo facevano entrare, lo nascondevo dentro il borsone da calcio e lo tiravo fuori in camera.

Insomma, roba trasgressiva, ma niente di pericoloso. E, invece, il sesso?

Mia mamma mi ha sempre detto: “Fallo solo se sei innamorato”. Non le ho dato molto retta: mi sono divertito il giusto, e neanche la prima volta ero così coinvolto, me la ricordo sì e no e non so bene quanti anni avevo. Non era stata granché, insomma. Però con il tempo ho capito che fare l’amore è cento volte più bello che fare sesso: posso dirlo perché l’ho fatto per quattro anni, quando ero fidanzato, e a questo punto penso lo rifarò quando mi sposerò.

Zaza ha poi spiegato che evita di avere rapporti prima delle partite, perché anche se “non credo mi faccia male”, “è giusto dar retta all’allenatore se ti dà un consiglio”. E comunque, “di sicuro per me il sesso non diventerà comunque un gioco pericoloso com’è per i ragazzi di oggi”.

Infine i tatuaggi, l’elemento ‘visivo’ che forse più avvicina l’immagine ‘pulita’ di Zaza a quella del giovane calciatore medio di un certo livello:

Mio padre ne ha nove, mia mamma ne ha tre, io non lo so, ho smesso di contarli quando sono arrivato a sette. Ma non sono tanti di più, perché li ho tutti grandi: piccoli non mi piacciono. Il primo l’ho fatto sull’avambraccio, “Siete la mia vita” scritto in spagnolo, e poi li ho copiati: Topolino come ce l’ha mio padre, un angelo come mia madre, e poi la sua faccia, perché voglio averla sempre addosso. Date di qualche partita o qualche gol no: è diventata quasi una moda, ma i miei sono tutti strani, io non mi tatuo per moda. Se fosse così allora sì che
mi sentirei uno scemo.

E se qualcuno gli fa notare ‘chissà come sarai ridicolo con tutti quei tatuaggi a 70 anni’, eccola la risposta

A parte che quando avrò 70 anni io i settantenni saranno quasi tutti tatuati, ma per allora spero di aver altro a cui pensare, mica al mio aspetto fisico.

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ultimo aggiornamento: 13-11-2014


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