Chi si aspettava un Cagliari garibaldino ieri è rimasto sotto shock. Ma non può essere quella una squadra alla Zeman. I sardi, infatti, per affrontare la Juventus erano scesi in campo con un 4-4-1-1 che, in realtà, diventava i fase difensiva un 6 – 2 – 2. Altro che catenaccio, caro boemo. A fine partita, lui dirà che aveva scelto questa tattica perché affrontava i più forti. Mah…

In realtà, il Cagliari si è predisposto a subire gli attacchi dei campioni d’Italia fin dal fischio d’inizio. In difesa, pure sugli esterni, agivano due centrali. I due giocatori di centrocampo che avrebbero dovuto spingere sulle fasce, erano in realtà pure loro due difensori. E la Juve è passata al secondo tentativo, con Tevez. Per poi chiudere il match al 15′ con la magia di Vidal. Approccio molle, Cagliari vittima predestinata. Questo è parso anche al pubblico del Sant’Elia.

Forse i rossoblù avrebbero perso lo stesso, anche attaccando a testa basta ed esponendosi alle ripartenze di Vidal e compagni, ma il 6 – 2 – 2 ha stupito tutti. Evidentemente, le recenti lezioni subite dal boemo a opera della Juve gli avevano consigliato di andarci cauto. Molto. Pirlo non era libero da marcature come in altre circostanze, ma se il professore si spostava più indietro e nel ruolo di mezzala, c’era Marchisio a tenere alta la squadra.

La Juve, nel secondo tempo, è calata poi di ritmo. Già prima del 3-0. Ha subito la rete di Rossettini e avrebbe potuto rischiare con più di 20′ da giocare. Ma al Cagliari è mancato anche il vigore agonistico. A fine partita, Allegri si lamenterà con i suoi per non aver chiuso la partita. Memore di altre rimonte subite. Ieri, però, sarebbe stato impossibile rimettere in partita un Cagliari che è partito ad handicap e che non aveva soluzioni per modificare l’inerzia del match. Zeman rischia. Si parla di Zola. Prima che sia troppo tardi, è bene che il presidente faccia il cambio. Anche perché a Zdenek hanno rubato pure le bottiglie di champagne, ormai.

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ultimo aggiornamento: 19-12-2014


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