Tra i due non è mai corso buon sangue. O meglio, Josè Mourinho e tutto l’ambiente del Barcellona non hanno mai disdegnato il massacro dialettico vicendevole. Lo Special One, nel 1996, passa al Barcellona per lavorare come traduttore, con Bobby Robson allenatore. Quando poi Robson si trasferisce in Olanda al PSV Eindhoven, l’estate successiva Mourinho decide di rimanere in catalogna dove ottiene l’incarico di allenatore della sezione giovanile del Barcellona. Nel 2000 lascia i ragazzi del Barcellona e da lì in poi il suo rapporto con il club della Catalogna diventa un crescendo di odio sportivo. Da ambo le parti.

Nell’aprile del 2010 l’Inter di Mourinho elimina il Barcellona in semifinale di Champions League con una partita di ritorno gagliarda, fatta soprattutto di cuore e difesa impenetrabile. Gli addetti del Camp Nou, dopo il triplice fischio finale, si vendicarono dell’affronto sportivo perpetrato dal loro acerrimo rivale azionando gli idranti sui giocatori nerazzurri che stavano festeggiando… Per il portoghese, poco dopo, arriveranno la chiamata del Real Madrid e le accesissime sfide contro i blaugrana. In campo e fuori, con il ping pong di frasi velenose.

Ora Mourinho è lontano dalla Spagna, ma la reazione dei giocatori catalani quando sentono pronunciare il suo nome è sempre quella di una volta. Intervistato in Spagna ai microfoni della rivista “Panenka”, Xavi non ci va leggero: “Mourinho è un tecnico che punta solo sul risultato. Si è proclamato Special One, dice che ha vinto questo e quello in tanti Paesi diversi ma non mi piace come giocano le sue squadre”. Xavi poi si è soffermato proprio sul periodo nerazzurro coinciso con il Triplete:

“Chi se la ricorda l’Inter che vinse la Champions League? Semplice, nessuno. E’ una squadra che non ha lasciato un’eredità. Sento dire che noi del Barcellona stiamo cambiando modo di giocare, ma come è possibile se con il nostro stile abbiamo vinto tutto e siamo diventati un punto di riferimento in Europa? Meglio parlare di altro”.

Il centrocampista, che compirà 34 anni il prossimo 25 gennaio, non pensa di terminare la carriera con la maglia del Barça:

“E’ difficile chiudere la carriera qui. Non so se chiuderò al Barcellona. Mi piacerebbe, ma non so cosa succederà. Non voglio mai saltare neanche una partita, ma ora dovrei iniziare a dosarmi di più. Qui in Spagna tendono ad esagerare considerando vecchio un giocatore sopra ai 30 anni. Io invece dopo i 30 anni ho cominciato a sentirmi al top. Più maturo, meglio fisicamente e ho imparato tante cose”.

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