La Premier League è un prodotto a sé stante, un campionato di calcio così patinato ed esteticamente bello che pare abbia poco in comune con le altre leghe sparse per l’Europa; ma se da un lato in Inghilterra riescono ad esportare il loro football grazie anche al modello che propongono ai mercati internazionali, di contro esiste la gente comune, i tifosi e molti addetti ai lavori, tutti sudditi di Sua Maestà of course, che continuano a rivendicare la paternità dello sport più famoso del globo, ancorandosi alle tradizioni, esigendo rispetto per la storia, risultando in definitiva poco avvezzi a grandissime novità. Dopo la nota vicenda legata al Cardiff City, il cui presidente malesiano Vincent Tan ne ha voluto cambiare i colori sociali (passando dal blu al rosso, più rappresentativo del Galles e porta fortuna nella cultura orientale), un’altra compagine della massima divisione inglese è finita sotto l’occhio del ciclone per la richiesta avanzata dal suo presidente alla Football Association.

Si tratta dell’Hull City, squadra della popolosa città del nord-est di Kingston upon Hull, salita alla ribalta nel 2008 per aver raggiunto per la prima volta una storica promozione in Premier League dopo 104 anni di storia; dopo due stagioni subito la retrocessione, con l’ingresso in campo dell’imprenditore di origini egiziane Assem Allam, classe ’39 e discreto patrimonio. Il club non versa in una situazione finanziaria splendida, Allam decide allora di investire parte del suo capitale per salvare la squadra e l’anno scorso sgancia più di 30 milioni di euro per riportare l’Hull City ai vertici del calcio britannico, centrando una nuova esaltante promozione. Ora il proprietario delle tigri arancio-nere comincia ad esser stufo di rimetterci così tanto in termini economici (quest’estate ha sganciato più di 5 milioni di sterline per il solo Tom Huddlestone del Tottenham, che è diventato così l’acquisto più caro nella storia del club), tanto da pensare a nuove formule di finanziamento.

Le autorità cittadine di Kingston upon Hull hanno proposto all’anglo-egiziano di ampliare lo stadio cittadino, il KC Stadium di 25mila posti costruito nel 2002 con fondi pubblici e di proprietà del comune, ma lui ha risposto picche perché “penso che nessuno spenderebbe soldi per ingrandire la propria casa se ci si abita solo in affitto“. Secondo Allam la strategia giusta ha a che fare con delle migliorie in termine di marketing e merchandising, da cui l’idea di cambiare il nome alla squadra: attualmente la dizione ufficiale recita Hull City AFC (e cioè Association Football Club), mentre la proposta ufficiale avanzata da un paio di mesi alla FA prevede che il nuove nome diventi Hull Tigers, togliendo dunque lo storico “City” appannaggio del soprannome, altrettanto storico, del club e dei suoi giocatori. In questi giorni la Federazione dovrebbe pronunciarsi ma pare che ad averla vinta saranno i tifosi che sono tutti, nessuno escluso, contrari alla novità, come si legge in un comunicato di un gruppo di loro:

“Restiamo fiduciosi che la Football Association faccia la decisione più saggia e protegga la memoria e la tradizione dell’Hull City AFC e di tutti quei club la cui identità venga minacciata”.

Ma come reagirebbe Allam se la sua proposta verrà bocciata? Si spende per la causa da settimane spiegando a media e tifosi i motivi di questa necessità con toni pacati (“Hull è rilevante, City no, mentre le Tigri rappresentano il simbolo della potenza e, fidatevi, ci apriremmo all’improvviso al mercato orientale“), sentito ieri da Sky Sports News ha ribadito una volta di più il concetto non lesinando però anche minacce neanche tanto velate:

“City è un nome comune, Tigers darà al club un nome più commerciale. Nessuno è autorizzato a discutere le mie decisioni aziendali. Vi faccio vedere il mio curriculum se volete conforto. Sono qui per gestire il club, non sarà la comunità a gestire me. Se non va bene me ne vado in 24 ore”.

In attesa della “sentenza” della FA, è bene ottemperare al sempre onorevole dovere di cronaca: l’Hull City, come si chiama ad oggi, è attualmente decimo in classifica con 23 punti, nelle ultime 4 gare ne ha perse tre (contro le big Manchester United, Liverpool e Chelsea) e vinta una (6-0 al Fulham!) e il tecnico, al secolo Steve Bruce, ha già fatto sapere che per gennaio ha bisogno come il pane di un attaccante. La squadra, infatti, non ha un giocatore capace di finalizzare la discreta mole di gioco, con il giovane irlandese Robbie Brady attuale top-scorer con la miseria di 3 gol.

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ultimo aggiornamento: 15-01-2014


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