Se è vero che Kakà è stato uno dei pochi a salvarsi dal naufragio di ieri sera del Milan contro l’Atletico Madrid al Vicente Calderon, il fantasista brasiliano non può di certo dormire sonni tranquilli. Evitato il processo mediatico , Kakà dovrà presentarsi presto in un tribunale vero per difendersi da accuse pesanti mosse all’ex Real dall’Agenzia delle Entrate. Come rivela oggi il quotidiano ‘Libero’, infatti, Kakà è stato rinviato a giudizio dal tribunale di Milano: l’accusa è di “dichiarazione infedele” e la comunicazione informale sarebbe giunta ai legali del calciatore brasiliano proprio ieri sera a pochi minuti dal calcio d’inizio per il ritorno degli ottavi di finale di Champions League.

L’indagine avviata dai giudici milanesi, riguarda il rapporto tra Kakà e la Tamid Sport & Marketing, la società che ne gestisce i diritti d’immagine e che lo rappresenta nella sottoscrizione di contratti con sponsor e quant’altro. Proprio tale società, avrebbe consentito al giocatore di pagare un’aliquota più bassa sull’imponibile, aggirando le maglie del fisco italiano. Nonostante ancora non sia stata notificata ufficialmente la messa in stato d’accusa, il legale di Kakà, Daniele Rigamonti, ammette di aver saputo della decisione della procura di Milano:

“Sono in attesa della notifica – dichiara a ‘Libero’ l’avvocato del brasiliano – ma informalmente ho saputo che la procura ha preso questa decisione. Posso solo sottolineare che, trattandosi di fattispecie di minor rilevanza, non compariremo davanti al gup ma davanti a un giudice monocratico”.

Kakà ha già provveduto a pagare al fisco italiano un’ammenda di 2 milioni di euro, ma a quanto pare non è stato sufficiente per regolarizzare la posizione del calciatore, che ora potrebbe vedere la propria immagine intaccata per sempre:

“Non c’è contestazione di frode fiscale ma solo di irregolarità nella dichiarazione dei redditi. Sono sorpreso perché la stessa agenzia delle entrate aveva già escluso che tra Ricardo e la Tamid ci fosse un’interposizione fittizia. Abbiamo depositato una memoria corposa, ma evidentemente non è bastato – ha proseguito l’avvocato di Kakà -. Kakà ha sempre pagato tutte le tasse in Italia, anche quando giocava nel Real Madrid. Peraltro avrebbe potuto legittimamente trasferire i suoi interessi in Spagna, per usufruire di un’aliquota più bassa, cosa che ha scelto di non fare. Chiarisco tra l’altro che lo stesso Kakà ha sempre pagato la differenza tra l’aliquota attribuita alla società e quella che spettava a lui in quanto persona fisica. Insomma: si è sempre comportato comeun perfetto cittadino, e per etica personale non avrebbe mai potuto agire diversamente”.

In tribunale, dunque, il fantasista del Milan cercherà dia far valere le proprie ragioni e nel suo entourage c’è molto ottimismo sul fatto che si possa uscire dalla vicenda perfettamente puliti, nonostante ci sarebbero nella legislazione “zone grigie che non garantiscono i contribuenti”, chiosa Rigamonti.

 

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ultimo aggiornamento: 12-03-2014


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