Questa sera, per l’andata dei quarti di finale di Champions League, il Chelsea di José Mourinho andrà a fare visita al Paris Saint-Germain di Laurent Blanc ma soprattutto di Zlatan Ibrahimovic. L’allenatore portoghese e l’attaccante svedese hanno avuto una breve ma appassionata “storia d’amore” durante la stagione 2008-09 quando Mourinho sbarcò in Italia per allenare l’Inter.

Nel periodo post-Calciopoli, la compagine nerazzurra primeggiava in Italia e mancava soltanto il trofeo europeo più importante per suggellare il proprio dominio. Ibrahimovic, però, aveva una certa fretta e, lusingato dalla chiamata del Barcellona, accettò di abbandonare in corso d’opera l’Inter mourinhana che, l’anno dopo, vinse proprio quella Champions che, mediaticamente parlando, è diventata il grande fallimento dell’attaccante svedese, nonostante non sia affatto l’unico campione a non averne mai vinta una.

Lo scambio di battute tra Mourinho e Ibrahimovic non si è consumato affatto all’insegna della provocazione e della battuta facile. L’attaccante 32enne, alla sua seconda stagione al PSG, ha ribadito le sue ambizioni europee e sente di avere la possibilità concreta di portarsi a casa questa “benedetta” coppa dalle grandi orecchie. C’è, però, l’ostacolo Chelsea che Ibra non sottovaluta affatto:

Il Chelsea è favorito ma col Paris Saint Germain ho la grande opportunità di vincere la Champions League. Prima, però, dobbiamo battere gli inglesi. Abbiamo grandi obiettivi, possiamo contare su giocatori esperti e che hanno già vinto la Champions. Mourinho? Ho un ottimo rapporto con lui.

Nonostante quella fuga improvvisa al Barcellona abbia incrinato un rapporto, fino a quel momento, idilliaco all’Inter, Mourinho non è affatto rancoroso con Ibrahimovic. Anzi, dalle sue parole è sembrato quasi che l’allenatore portoghese abbia tentato un timido corteggiamento nei confronti dello svedese:

Zlatan è un grande, un professionista esemplare: io non vado d’accordo solo con chi non si allena a dovere. Con lui sono stato in disaccordo una volta soltanto, quando mi ha detto che voleva andare al Barcellona. Si parla di personalità difficile. Ma per me una personalità difficile è qualcuno che non vuole vincere, che non lavora sodo e che non vuole conquistare dei titoli. Ibra è esattamente il contrario. Ha un grande ego, ma è consapevole di essere un ottimo giocatore. Siamo amici e ci rispettiamo. E’ un peccato se finisse la sua carriera senza aver mai giocato nel campionato più bello del mondo, la Premier League.

Mourinho, infatti, non rinuncia mai alla sua stoccatina quotidiana e questa volta il suo obiettivo è stato il livello del campionato francese, oggettivamente basso rispetto agli altri campionati europei ma che negli ultimi anni ha comunque acquisito una maggiore attenzione grazie soprattutto ai milionari acquisti di Nasser Al-Khelaifi e Dmitry Rybolovlevm, rispettivamente patron del club parigino e del Monaco.

Ci ha pensato Laurent Blanc a far notare questo particolare al suo collega e a difendere il livello della Ligue 1.

Un altro dato di fatto, però, è che Ibra, vicino ai 33 anni, si è sempre dimostrato decisamente restio a mettere le radici in un club e nonostante il PSG lo stia ricoprendo letteralmente d’oro, magari potrebbe fare un pensierino alla chiamata di Mourinho e riprendere così il discorso malamente interrotto cinque anni fa.

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