Entusiasmo contro solidità. La locandina dice Milan-Juventus. Alla Scala del calcio. Il sottotitolo è: la voglia di Pippo Inzaghi contro i meccanismi collaudati della Juve di Max Allegri, costruita sulle fondamenta di quella di Conte. SuperPippo come il primo Antonio da Lecce, ma senza gavetta. Max l’ex a cui un po’ tutto il Milan vorrebbe fare lo sgambetto, anche se di quella squadra non ci sono più i grandi leader.

Strana storia quella di Pippo Inzaghi, predatore dell’area di rigore. Quando giocava nella Juve, pareva sempre pronto a fare le scarpe a un certo Alex Del Piero (il gol di Venezia su tutti). Prima di abbandonare la nave, forse proprio con questa grave colpa a condannarlo all’esilio. Al Milan, già da allenatore, è stato vicino (così si diceva) a fare le scarpe ad Allegri (memorabile litigata non sfuggita ai media). In questo caso, però, non è stato lui a prendere  e portare via armi e bagagli, ma proprio il tecnico toscano.

Di più. Inzaghi ha raccolto l’eredità di un Milan in macerie – dopo il regno breve di Seedorf – e lo ha riportato in testa alla classifica. Divertente. Come champagne. Come piace a Silvio Berlusconi: non conta quanti gol prendi, l’importante è farne uno in più dell’avversario (il 5-4 di Parma è la filosofia presidenziale messa in pratica). Oggi è alla prima prova importante.

C’è la Juve di Tevez, ma soprattutto di una difesa che finora in tre gare non ha subito un gol. Pur concedendo, a ogni partita, almeno un’occasione ghiotta. L’entusiasmo contro la solidità, dicevamo. Non sempre vincono i saggi. Tutt’altro. La prima Juve di Conte aggredì dall’inizio il Milan di Allegri, sfondando due volte con Marchisio solo nel finale. Questo Diavolo presumibilmente farà lo stesso: partenza a testa bassa con il tridente delle meraviglie.

La Signora lo sa. Non potrà guardarsi allo specchio a San Siro. Dovrà forse limitare il possesso palla e provare a scassinare la porta di Abbiati anche con i lanci lunghi. Con un Llorente che, come al solito, proverà a far salire la squadra. Mancherà ancora il guastatore Vidal, almeno all’inizio, ma ci sarà l’Apache. Quello che l’anno passato infiammò gli juventini di San Siro con un gol da cineteca. Quando già quella squadra volava verso il terzo titolo consecutivo.

Milan-Juve non potrà mai essere una partita qualunque. Lo sanno bene Buffon e Muntari. Quando Allegri stava dall’altra parte e vide lo scudetto svanire sotto gli occhi anche per quell’episodio. Anzi, soprattutto per quel gol non visto. Non tanto per i tre punti sfuggiti, ma perché da allora il duello non fu più lo stesso. Uno ricordava sempre e soltanto quel gol non dato, gli altri correvano, sputavano sangue e, infine, sorpassavano. Storie di gol: oggi Inzaghi non li può fare personalmente, ma chiede al Milan di farne sempre tanti. Allegri sta su quell’altra panchina e chiede ai suoi lo spirito di Conte. Paradossale, ma reale.

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ultimo aggiornamento: 20-09-2014


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