Le proteste che da oltre un mese animano l’ex-Birmania, oggi Myanmar, con cittadini, intellettuali, studenti e monaci buddisti in prima fila contro il regime militare che opprime il paese dal 1962, sono finite improvvisamente in prima pagina anche nel nostro paese.

Alzino la mano quanti conoscevano la drammatica situazione birmana prima di una settimana fa. Immagino che si possa parlare di una netta minoranza non solo degli italiani in genere, ma anche di quelli mediamente più informati. Fatto sta che all’improvviso gran parte dei media ha messo sotto i riflettori, probabilmente a causa della reazione violenta del regime che ha coinvolto i Monaci scesi in piazza, e anche il nostro calcio si è adeguato su indicazione del Ministro Melandri.

Nella giornata di ieri tutti i giocatori avrebbero dovuto indossare una fascia “rosso-orancio” come simbolo di solidarietà con i monaci birmani vittime della repressione. L’ipocrisia che alcuni vedono in questa iniziativa, opinione impopolare ma condivisibile, si è accompagnata ad una gestione imbarazzante ed inefficiente delle direttive del Coni.

Se a Torino durante il Derby più o meno tutti i giocatori e i due tecnici indossavano la fascia sul braccio sugli altri campi della domenica calcistica sono più frequenti le immagini di giocatori nella consueta divisa senza alcuna traccia che testimoni “la vicinanza dello sport italiano“. Insomma, difficilmente al popolo birmano impegnato nella lotta contro la dittatura sarà arrivata la solidarietà dei nostri eroi in calzoncini, ma vista la riuscita della mobilitazione targata Melandri c’è da sperare che non ne vengano a sapere nulla.

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ultimo aggiornamento: 01-10-2007


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