La vittoria dell’Argentina contro il Perù nei mondiali del 1978 non ha mai convinto nessuno, ha sempre fatto parte di quei successi controversi, un po’ come lo sono stati quello dell’Inghilterra contro la Germania nel 1966 o della Corea contro l’Italia del 2002.
Il fattore campo nelle grandi competizioni per nazionali ha sempre giocato un ruolo molto importante. (clicca qui per vedere il video con i gol)
La cosa importante è però che ora arrivano le conferme: Argentina – Perù 6 a 0 fu davvero condizionata da interventi esterni, ma forse non dal governo argentino come si è sempre pensato. Ma facciamo un passo indietro per raccontare come andarono le cose. La squadra padrona di casa era inserita nel girone semifinale in compagnia di Brasile, Polonia e appunto Perù. La lotta per la vittoria nel girone che avrebbe garantito la finalissima era tra gli argentini e i verdeoro, lo scontro diretto tra loro era finito con un pareggio senza reti.
Con la Polonia entrambe le nazionali avevano vinto con due gol di scarto e i brasiliani erano riusciti a piegare i peruviani con un secco 3 a 0. L’Argentina dunque sapeva che per accedere alla finale contro l’Olanda avrebbe dovuto vincere contro il Perù con almeno 4 gol di scarto.
Nei giorni che precedettero la partita ci furono forti pressioni sul tecnico peruviano Calderon, soprattutto da parte dei brasiliani i quali chiedevano di non schierare il portiere Quiroga in favore della sua riserva Sartor.
Il motivo è presto spiegato, sebbene Quiroga fosse davvero bravissimo nel suo ruolo aveva un piccolo difetto non trascurabile: era argentino. Prese la cittadinanza peruviana soltanto per non essere tesserato come straniero dallo Sporting Crystal, la sua squadra di club.
Oltre ad essere argentino il portiere era di Rosario, proprio la città in ci si sarebbe disputata la partita.
Il resto è storia, l’Argentina che fino a quel momento aveva segnato solo sei gol riuscì a raddoppiare il bottino in una sola partita e a guadagnare così la finale contro l’Olanda con la quale avrebbe vinto il suo primo mondiale.
Lo stesso Quiroga, un anno dopo, sotto i fumi dell’alcol ammise pubblicamente di non essere stato propriamente ineccepibile in occasione di quella partita e l’AFA, la federazione argentina, si trovò costretta ad aprire un indagine che per fu presto archiviata con l’assoluzione completa per tutti.
Proprio questa sentenza fece pensare che sotto ci fosse lo zampino del governo militare argentino. A confermare questa teoria negli anni ci sono state varie dichiarazioni rilasciate dai protagonisti negli anni. Una su tutte quella del peruviano Velazquez che, pur negando qualsiasi tipo di irregolarità, ha raccontato di quanto fosse stato strano ricevere negli spogliatoi prima della partita il capo di Stato argentino, il generale Jorge Videla, in compagnia del segretario di Stato americano Henry Kissinger.
A distanza di anni però un libro prova a ridisegnare la storia di questo storico incontro. A scriverlo è stato Fernando Rodriguez Mondragon figlio di Gilberto Rodriguez Orejuela, ex capo dei narcos del cartello di Calì.
L’autore racconta di come suo padre e suo zio, attualmente detenuti negli Stati Uniti ma all’epoca tra i boss più potenti del narcotraffico colombiano, offrirono molto denaro ai peruviani affinché garantissero il passaggio come prima classificata all’Argentina, cosa che poi puntualmente si verificò.
Nello stesso libro ci sono anche altre storie relative al calcio, si parla ad esempio di come lo stesso boss avesse fatto di tutto per strappare Maradona al Barcellona per rendere competitivo il Deportivo Calì e altro ancora.
Sono passati tanti anni ormai, la storia sembra quasi assumere i tratti della leggenda, non dimentichiamo però che dietro ci sono persone che sono state fortemente deluse, pensiamo ai brasiliani e soprattutto alla loro smisurata passione per il calcio. Non sarà bello per loro avere conferma dei loro sospetti, nemmeno dopo trenta anni.
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