L’Aic, il sindacato dei calciatori in Italia, promette battaglia per l’inizio del campionato. I temi della discordia tra Aic e Lega Calcio sono il contratto collettivo dei calciatori, scaduto il 30 giugno e l’obbligo delle squadre di Lega Pro di schierare due under 21 in Prima Divisione e tre in Seconda. “La Federcalcio è una delle parti, intervenga oppure non staremo con le mani in mano: sono scontate drastiche iniziative sindacali“. Per “drastiche iniziative sindacali” Campana, presidente dell’Aic, intende un ritardo di mezzora nel fischio d’inizio della prima giornata di serie A, domenica 29 agosto, o addirittura la serrata.

Campana aggiunge all’Ansa che “ il contratto collettivo è scaduto il 30 giugno scorso e per noi è in ‘prorogatio’, perchè la Lega non ci ha fatto sapere le sue proposte di modifica, che pure eravamo disposti a valutare e discutere. Ma ci risulta che gli accordi depositati in Lega dopo quella data sono liberi, ovvero possono essere in contrasto con l’accordo collettivo, e dunque con la legge 91 e con le norme federali. Quanto alla Lega Pro noi siamo per i giovani, ma le politiche di tutela dei vivai devono essere fatte dalla Federcalcio, non dalle singole leghe con imposizioni demenziali come queste: l’obbligo di due o tre calciatori classe ’89 in campo comporta la necessità di averne altrettanti in panchina: vuol dire in tutto 480 Under 21, che il calcio italiano non ha. E soprattutto vuol dire far uscire dal circolo 480 giocatori ogni anno. Il prossimo anno toccherà anche agli ’89 di questa stagione, perchè sarà la volta dei ragazzi del ’90. Giovani sì, ma con meritocrazia“.


Il consiglio federale in programma venerdì, sottolinea Campana, ha “all’ordine del giorno la discussione di questi due punti: la legge dice che nel contratto collettivo la Figc è una delle parti. E anche sulle politiche per i giovani il ruolo spetta alla federazione. Ci aspettiamo che il consiglio prenda iniziative. Diversamente non rimarremo con le mani in mano“. Beretta, presidente della Lega di serie A, risponde: “Siamo disposti a un confronto ma partire con le minacce non è il modo migliore. Abbiamo la necessità di legare sempre di più i contenuti economici dei contratti ai risultati, in modo da avere una correlazione sempre maggiore fra la struttura dei costi e quella dei ricavi“.

E poi spiega le strategie future che si vorrebbero perseguire: “È una logica che si sta affermando in tutti i campi e che è ancora più facile e intuitiva da applicare nel mondo del calcio. Vogliamo aprire un dialogo per adeguare l’accordo collettivo ai tempi e alle condizioni generali, mentre oggi il modello è troppo sbilanciato a favore dei calciatori. Bisogna guardare al quadro generale in cui si opera, a cominciare dal fair play finanziario. Comunque, ciò che dice l’avvocato Campana conferma che quando si accetta di procedere a colpi di mano i risultati lasciano a desiderare.”

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