Alla vigilia molti erano sicuri, certi che l’albiceleste di Basile avrebbe finalmente riportato a Buenos Aires la Coppa America, competizione che manca all’Argentina da 14 anni. Alla fine è stato Dunga ad esultare conquistando col suo Brasile l’ottava Coppa per la Selecao. Squadra tosta e coriacea, meno ricca di stelle rispetto agli storici cuginastri, ma alla fine il verdetto del campo è stato impietoso: i verdeoro rimangono vincenti, la Seleccion una dannata incompiuta.
Match che s’è infiammato da subito quando Baptista ha infilato Abbondanzieri con un preciso tiro al 4′: demeriti di una difesa addormentata, con capitan Ayala all’inizio di una serata da incubo. Dopo il legno colpito subito dopo da Riquelme, la gara si gioca prepotentemente a centrocampo dove Josué e Mineiro valgono l’intero centrocampo argentino composto da Mascherano, Cambiasso, Veron e Riquelme. E al 40′ il secondo schiaffo per il ct Basile: Daniel Alves, brillante giocatore del Siviglia, scappa sulla fascia e mette in mezzo un pallone destinato a Vagner Love. Il brasiliano dalle treccine scintillanti sta per segnare ma lo anticipa proprio Ayala che così fa anche un umiliante autorete; è il 2-0 che incanala la partita verso i piani orditi da Dunga.
Nella ripresa ci si aspetta la reazione di Tevez e Messi, ma il Brasile legittima la vittoria grazie a una difesa solida (Doni tra i pali e, avanti a lui, ottimi Maicon, Juan, Alex e Gilberto) e un Alves sempre più ispirato: è proprio lui a siglare al 68′ il gol del ko, quello del definitivo 3-0. L’Argentina è in bambola, incapace di reagire, coi propri difensori che sperano finisca presto l’incubo (oltre ad Ayala, anche Heinze, Zanetti e Milito hanno mostrato il peggio di sé) e così gli ultimi 20 minuti servono per far godere ancor di più ai brasiliani questo trionfo in terra venezuelana. Al triplice fischio il Maracaibo esplode: sono i festosi verdeoro ad esultare. Gli eterni rivali riflettono sull’ennesima sconfitta.
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