Lo scorso 14 settembre, durante Libourne-Bastia, partita di seconda divisione francese, i tifosi della squadra corsa hanno bersagliato dal primo minuto Boubacar Kebe, ventenne attacante transalpino nato in Burkina Faso, con insulti, fischi e ululati, ogni qual volta, entrava in possesso di palla.
Sfinito e umiliato dall’atteggiamento becero e ignorante degli pseudotifosi avversari, il giocatore resisteva fino all’85esimo quando, all’ennesimo coro scimmiesco nei suoi confronti, ha reagito con il classico gesto dell’ombrello.
Risultato? Cartellino rosso (giusto) e Libourne in dieci uomini. Espulsione determinante dal momento che, a cinque minuti dalla fine, il risultato era fisso sul 2-2, salvo trasformarsi in un 4-2 finale in favore del Bastia.
La partita ha però avuto un’appendice grazie al dettagliato rapporto del quarto uomo.
La società di casa ha presentato ricorso che ha dato il suo esito in questi giorni quando, la Commissione Disciplinare Francese ha applicato il nuovo codice Fifa, penalizzando di un punto in classifica la formazione dell’isola corsa.
Il pugno di ferro della Commissione è stato valutato come un atto di coraggio ma, in realtà, mi chiedo cosa aspettassero ad applicare un codice FIFA già in vigore.
E mi chiedo anche se, anche in Italia, cominceremo mai ad applicare tale normativa, senza pietà, ad ogni accenno di razzismo: chissà se a furia di penalizzazioni, gli idioti la smetteranno, se non per evoluzione cerebrale, quantomeno per il “bene” della propria squadra.
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