Domenico Criscito, il giovanissimo difensore della Juventus, è una delle maggiori preoccupazioni dei tifosi Juventini e nel mirino della critica. Ranieri lo difende nelle dichiarazioni post-partita, ma nei fatti nelle due gare in cui Criscito ha fatto un paio di errori l’ha sostituito nell’intervallo. (Clicca qui per la Gallery di Domenico Criscito)
Non mancano i giudizi illustri che ne sottolineano mancanze e difetti. Sia Bergomi che Fabio Capello, ogni volta che sono chiamati a giudicare il 20enne nato a Cercola e cresciuto calcisticamente nel primavera della Juventus, ribadiscono come sia “inadatto al ruolo di centrale” per ragioni fisiche e che loro potendo decidere lo schiererebbero come terzino.
La stessa critica che dopo l’ottimo campionato con il Genoa in Serie B (36 presenze e 4 gol) l’aveva lodato a dismisura tratteggiando per lui un futuro da Campione predestinato , dopo 5 presenze in Serie A solleva dubbi e perplessità in abbondanza e spesso a sproposito. Le osservazioni sulla falsariga del “troppo leggero“, “troppo inesperto“, “troppo acerbo e poco cattivo” si sprecano e sono diventate la nuova moda in voga dopo quella che etichettava Criscito come il nuovo Cannavaro.
Il malcostume che si nasconde dietro questo genere di osservazioni è tipicamente “italiano“, lo stesso malcostume che impedisce ai giovani calciatori di affermarsi e dilata oltre il tempo che sarebbe ragionevole “l’apprendistato” dei giocatori.
Il caso di Giuseppe Rossi è emblematico: nessuna grande squadra italiana ha ritenuto conveniente scommettere su un ragazzo che in Spagna sta già dimostrando quanto vale. L’unica squadra che negli ultimi anni, facendo spesso di necessità virtù quando le difficoltà economiche erano pressanti, ha valorizzato giocatori giovani rendendoli sicuri campioni del futuro è la Roma di Sensi. Basti vedere quanto hanno fatto e stanno facendo Daniele De Rossi o Alberto Aquilani.
La Juventus si trova per le mani un grande patrimonio: il giovane difensore che, insieme a Giorgio Chiellini, rappresenta il futuro della grande tradizione dei difensori italiani, ma in questa fase Criscito sta pagando dazio più del dovuto, in un’operazione che appare una sorta di sabotaggio, per quanto in buonafede. Da lui si pretendono partite perfette, prive di qualsiasi sbavatura o errore come se campioni del calibro di Cannavaro, Ferrara, Thuram, Materazzi non ne commettano mai e come se alla sua età fosse normale non commetterne.
Scorrendo le carriere dei migliori difensori italiani degli ultimi anni è facile rilevare come Criscito sia particolarmente precoce rispetto ai suoi predecessori. Basti dire che Fabio Cannavaro alla sua età aveva collezionato appena un paio presenze nel Napoli, Ciro Ferrara una ventina, Marco Materazzi 25 (nel Marsala in Serie D) e Andrea Barzagli 13 nella Rondinella (dilettanti). Gli esempi non finirebbero qui.
Il fatto che Criscito si ritrovi in Serie A a giocare nella Juventus con una discreta continuità dovrebbe essere considerato un merito, invece finisce per essere una tara.
Le sue prestazioni vengono giudicate con un metro più severo di quello usato per campioni affermati, nei taccuini dei soloni della critica calcistica l’attacco alla sua inesperienza e alle sue doti fisiche è sempre presente e il suo allenatore, che pure gli da fiducia, sembra timoroso e preferisce spendere un cambio piuttosto che tenerlo in campo dopo il primo errore di posizione.
Si dice che sia questo il modo ideale per non “bruciarlo“, io mi permetto di obiettare.
Il nostro calcio ha tanto da imparare dai campionati esteri su come si lanciano veramente i giovani e sui rischi che bisogna correre per riuscirvi al meglio, prima di allora saremmo sempre costretti a vedere Nazionali Italiane Under 21 che si impongono per 15 anni e formazioni titolari di Club italiani (big e non) imbottite di calciatori stranieri di dubbie capacità, ma di sicuro fascino agli occhi dei tifosi più ingenui.
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