Qualcosa tra Omar Milanetto e il Genoa si era incrinato: non erano bastati 5 anni a vincere insieme, un lustro di corse, assist e gol, abnegazione costante per 60 mesi indossando la gloriosa casacca rossoblu. Quell’8 maggio del 2011, serata di derby della Lanterna numero 104, nonostante in extremis arrivò il gol di Boselli, gol vittoria da far scoppiare i cuori, Milanetto strappò coi suoi tifosi. Uno strappo che non è stato più in grado di ricucire. Aveva avuto screzi con la Gradinata Nord che, sul finire di partita, rimproverava ai propri beniamini scarso impegno; poi la vittoria sulla sirena, il centrocampista che si sfogò con i tifosi. Quindi le scritte sui muri, offensive, i tifosi non perdonarono. E non hanno perdonato. Oggi Milanetto è un giocatore del Lugano, Serie B svizzera.
Ieri, quando la notizia non era ancora ufficiale, Dario Dainelli (suo compagno di stanza in ritiro) provava a trattenerlo in Liguria: “Non vorrei che Milanetto si comportasse come uno di quegli innamorati che di fronte ad un fidanzamento impossibile tolgono il disturbo per evitate problemi. Quel giorno ha sbagliato tutta la squadra: non è giusto che paghi solo lui, ma è troppo affezionato al Genoa e non vuole essere un problema. Certamente sta soffrendo molto per questa situazione“. Alla fine è andato in Svizzera. Nell’ambizioso Lugano che di sicuro punterà a una veloce promozione: in panchina ha l’ex mediano dell’Empoli Alessandro Pane (l’anno scorso allo Spezia), ma in campo ci sono anche Possanzini, Bonanni, Bega. L’ex reggino Di Dio. Il portiere Russo.
Milanetto ha deciso di scrivere. La sua lettera d’addio al Genoa, ai suoi tifosi.
“Dopo cinque anni entusiasmanti si conclude la mia esperienza con la maglia del Genoa. Sono un uomo e un giocatore fortunato. Ho sentito la forza del Grifone sulla mia pelle, ho avvertito la spinta della sua gente in ogni battaglia combattuta, ho amato, rispettato, onorato questa maglia ogni volta che ho avuto la fortuna di vestirla, ho pensato che questi colori li avrei indossati fino alla fine della mia carriera. Purtroppo non sarà così. Questo mio gesto non è sintomo di debolezza ma è il mio ultimo estremo atto d’amore verso questa gloriosa società. Mi restano ricordi indelebili… dalla cavalcata della serie B, al record dei cinque derby vinti, amicizie fraterne che dureranno, pugnalate alle spalle che non mi aspettavo e la sensazione di essere stato uno di voi. Tutto serve per crescere. Ringrazio la famiglia Preziosi per questa splendida avventura e tutti quelli che mi hanno dimostrato solidarietà e appoggio in questa ultima settimana. Da oggi avete perso un giocatore ma acquistate un tifoso. Saluto tutti e, come mi ha insegnato un vecchio amico, certe storie si possono comprendere e amare anche saltando le ultime pagine“.
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