Di Toni dopo poco più di un minuto? Di Donadoni e la sua, in fondo, umiltà? Di tutti questi ragazzi che ce l’hanno messa tutta? Macché, se abbiamo vinto ad Hampden Park è solo merito di un signore francese che di nome fa Raymond. Il suo cognome è Domenech e di professione fa il selezionatore, o almeno ci prova (non ho scritto allenatore perché definirlo tale è un azzardo). E’ sposato (ma il buon Ludovic Giuly lo ha insidiato mandando sms infuocati alla sua signora), è un bell’uomo (certo che a vedere la sua foto…) e sulla sua carta d’identità si legge esplicitamente: segni particolari “rosicone“.
Evidentemente perdere ai rigori un mondiale, rischiare di non qualificarsi per i prossimi europei causa due sconfitte con i modesti scozzesi, fare molto peggio di un tale Aimé Jacquet, non gli basta ancora. E allora parla (quello lo fa bene, eccome…). E il suo argomento preferito è la nostra Italia. Noi, che gli abbiamo evitato una trasferta “concentrata” in Ucraina, noi che in fondo dei francesi ce ne infischiamo men che meno, noi che abbiamo già abbastanza problemi per pensare a un eccentrico allenatore perdente.
“Hanno vinto perché con le mie parole li ho motivati. La partita non l’ho vista, preferisco risparmiarmi certe cose brutte“
Dovremmo ridere? O piangere? Poi continua saccente…
…e abbastanza pateticamente:
“Ora provo un sentimento di sollievo, ma al tempo stesso di frustrazione, perché, a dir la verità, avrei preferito affrontare la partita in Ucraina con la necessita di far risultato. Perché è proprio questa la forza della nostra squadra: giocare sulla pressione, quando si ha paura dell’eliminazione. Mi mancherà un po’ questa sensazione. Ma va bene così, perché se oggi siamo qualificati, vuol dire che ce lo siamo meritati“
Convinto lui…
Ci vediamo in Svizzera, o in Austria, monsieur Domenech: alla prossima lezione di calcio.
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