Lo ha detto più o meno esplicitamente il non amatissimo (da parte di buona parte dei tifosi) presidente della Juve Cobolli Gigli, ma l’impressione è che strigliare duramente i giocatori della Juve al termine della disfatta del Martelli era proprio inevitabile. Se il pareggio interno con l’Arezzo poteva essere interpretato come un accomodamento pre-festivo, la figuraccia rimediata dai bianconeri a Mantova non ha scusanti, soprattutto se parte da chi teoricamente si permette di fare richieste e magari tiene pure il broncio per essere rimasto in Serie B.
Dal naufragio nella terra di Virgilio si sono salvati in pochi e questi pochi non fanno pesare ogni giorno, tramite la stampa, che loro alla Juve ci rimangono solo con una squadra “competitiva”: ha giocato una signora partita Piccolo, ha giocato con grinta e abnegazione Paro, tanto, tantissimo impegno per Balzaretti e Zalayeta, solita classe e numeri in scioltezza per Camoranesi. Il resto è stato buio pesto.
Deschamps farebbe bene a dire a suoi giocatori che a pallone si gioca sudando e correndo, esattamente come i vari Mezzanotti, Notari, Caridi, Bernacci e Godeas, gente che la B se la gioca col giusto spirito. E che se la Juve del futuro dovrà subito tornare ad essere competitiva, beh, non è detto che questo accadrà con la latitanza di Trezeguet, con il dribbling di troppo di Del Piero, con le dimenticanze difensive di Kovac, la leziosità di Zebina e gli evidenti limiti di Birindelli.
Ormai non si fa altro che coniugare i verbi al futuro in casa Juve: occhio però che all’Olimpico arriva il Cesena e la banda di Castori non è cliente facile. Un altro passo falso e sarà crisi: a quel punto converrà affidarsi ai Marchisio, ai Palladino, ai De Ceglie.
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