Nel calcio moderno dei numeri fissi siamo abituati spesso a vedere i giocatori cambiare numero nel corso della loro carriera, ma ci sono maglie che, abbinate ad un numero, conservano un fascino immutato nel tempo. Pensiamo alla numero 10 del Napoli o alla numero 6 del Milan, solo per restare in Italia. Tra queste si inserisce di diritto la mitica numero 7 del Manchester United, nel corso dei decenni l’hanno indossata gente del calibro di George Best ed Eric Cantona, mentre in tempi più recenti l’onore e l’onere è toccato a David Beckham e a Cristiano Ronaldo. Dopo la dipartita la gloriosa casacca è rimasta orfana per un po’, ma da oggi è noto il nome del prossimo campione che la indosserà: si tratta del neo acquisto Michael Owen, giocatore dalla carriera tanto sfavillante quanto sfortunata.
La sua scelta mette in mostra, se pure ce ne fosse stato bisogno, la determinazione nel tornare ai livelli eccelsi che gli competono. Dopo il Pallone d’Oro conquistato nel 2001, l’ex attaccante di Liverpool, Real Madrid e Newcastle, ha dovuto spesso fare i conti con la sfortuna. Sono tanti gli infortuni che lo hanno colpito, più o meno gravi, che nel corso degli anni gli hanno fatto guadagnare la triste fama di giocatore fragile, debole nel fisico, tanto che in molti hanno dubitato sul suo futuro. Tra questi non c’era Sir Alex Ferguson che ha invece creduto in lui e lo ha ingaggiato dopo che il suo contratto con i Magpies era scaduto. E quello che da tutti era considerato il ragazzo prodigio del calcio inglese è pronto a ripagare la fiducia.
Michael Owen è determinato a fare bene ma ci tiene anche a mettere in chiaro alcune cose, non ci sta ad essere considerato uno troppo fragile e smentisce questa teoria numeri alla mano:
“Se c’è una cosa che mi innervosisce un po’ è il fatto di essere considerato incline agli infortuni. Non c’è dubbio che nella mia carriera ne abbia avuti, ma quasi tutti ne hanno. Si legge sempre che negli ultimi due anni sia stato a combattere con gli infortuni: è semplicemente falso. Ho giocato 33 e 32 partite negli ultimi due anni. Il Newcastle non era in Europa, non siamo mai andati tanto avanti nelle coppe… In una stagione di Premier League ci sono solo 38 partite, quindi giocarne 33 un anno e 32 l’altro non mi sembra tanto negativo. Nei due anni precedenti ho avuto qualche problema in più ma non ha niente a che fare con l’essere inclini agli infortuni. Se qualcuno salta sul tuo piede e ti rompe il metatarso c’è poco che tu possa fare”.
La nuova avventura è uno stimolo importante e il numero 7 sulle spalle contribuirà ad accrescere le su motivazioni. L’attaccante però ci tiene a far sapere che prima del Manchester United aveva avuto comunque altre buone offerte. I giornali hanno riportato soltanto le voci relative all’interessamento di Hull City e Stoke City, ma il giocatore assicura che ce n’erano anche altre anche di buon livello. Quando però è arrivata la chiamata dai Red Devils non ci sono stati dubbi su chi scegliere e tutte le altre opzioni sono semplicemente state scartate. Indubbiamente la stagione che sta per cominciare darà una risposta importante sul futuro di questo campione, a soli 29 anni potrebbe ancora dare molto al calcio, alla sua squadra ma anche alla stessa nazionale di Fabio Capello in vista dei prossimi mondiali.
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