
Ci sono notizie che non vorresti mai leggere o ascoltare, Franci. Non è esattamente come quando mi proponesti di lavorare per te, dieci anni fa. Come quando dicesti che avevo una bella voce radiofonica e mi mancava solo il coraggio di parlare ad alta voce al microfono. O come quando leggesti un mio pezzo e ti convincesti che forse la radio non poteva diventare il mio habitat lavorativo naturale e che mi sarei trovato più a mio agio davanti ad un monitor e ad una tastiera, perché ero troppo lento e non possedevo i tempi radiofonici della comunicazione vocale. E mi presentasti Pino, il direttore di Fuoricampo, un settimanale sportivo.
Oppure come quando io e la mia ragazza di quegli anni cercavamo una stanza in affitto e ci hai accolto perché “ci piacevi”. O come quando finalmente uscivi dalla tua stanza nei periodi in cui non ti andava proprio di varcare quella soglia. Oppure come adesso che mi sembra di parlarti e di vederti sorridere come in questa foto. O come quando, dopo parecchi mesi in cui non ci vedevamo, ti telefonai per dirti che di lì a poco mi sarei trovato sotto casa tua per salutarti e mi facesti aspettare 2 ore. I ritardi ci accomunavano.
Prendevi la vita con lentezza, ma in radio eri lesta e accarezzavi la lingua italiana in un mondo dove spesso viene brutalizzata. Trattavi il calcio come uno scherzo, lo carnevalizzavi, e quando mi confidasti un tuo segreto in macchina volevi che fossi io a custodirlo. Mi dispiace non averti rivisto negli ultimi mesi. Mi dispiace troppo. Ieri ti sei presa gioco della vita per l’ultima volta. Lo hai fatto il giorno del tuo compleanno. Proprio come uno scherzo. Il più atroce.
Ciao Fra’, ti voglio bene.
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