Correva la stagione 2008/09, dal Birmingham City via Al Sadd arrivava alla Lazio un giovanotto con la faccia da guascone, un curriculum importante (suo il gol vittoria per l’Argentina nella finale Under 20 dei Mondiali 2007), Lotito cercò con questo colpo di creare l’anti-Totti sull’altra sponda del Tevere, un numero 10 capace di infiammare i tifosi biancocelesti con dribbling, assist e gol. E così fu: nel settembre del 2008 nella Capitale non si parlava che di Maurito Zarate, delle sue prestazione strabilianti, quell’anno tra Coppa e Campionato giocò ben 41 partite, condite da 16 gol.

Nel 2009 lo sparagnino Lotito non poté che riscattarlo dagli arabi: sganciò la bellezza di 20 milioni di euro, eppure si iniziavano ad intravedere dei segni di cedimento. Zarate non rendeva come l’anno prima, la Lazio sprofondava giù in classifica, Ballardini veniva esonerato e con Reja l’argentino non faceva meglio. Brutta grana. Tre gol in campionato, uno in Coppa Italia, quattro in Europa League, bottino ancora accettabile per uno che in fondo non è una prima punta. Va bene, egoista e dribblomane, ma pur sempre un ragazzo dell’87. Fiducia a credito, stagione 2010/11: quella decisiva.

Ma Maurito non cambia, e Reja è friulano di quelli tosti: o fai come dico io, o prego, la panchina è da questa parte. E’ un circolo vizioso, un feedback negativo, meno riescono le cose più non riusciranno, Zarate si intestardisce con la palla tra i piedi, i compagni la reclamano a vuoto. E’ nervoso, in campo. E’ svogliato, negli allenamenti. Reja lo sbatte in panca. E il suo compagno André Dias ieri gli ha lanciato un messaggio sibillino: “Giocano quelli che si allenano meglio. Se io mi alleno male durante la settimana, la domenica non scendo in campo. Credo sia giusto così, e così la pensa anche Reja. Per questo stanno giocando Sculli e Kozak, perchè durante le sedute si applicano di più“.

Colpito, ancora non affondato. Ventiquattro presenze, quattro reti: questo il bottino di quest’anno del numero 10 laziale. Zarate a 24 anni si trova a un bivio: o rimboccarsi le maniche e riconquistarsi la fiducia dell’allenatore biancoceleste e dell’ambiente in generale, o cercarsi una nuova squadra. Ma si sa, Lotito è osso duro quando si tratta di cedere, mette in campo i tribunali e spedisce fuori rosa: come si fa a far svestire il biancoceleste a un giocatore costato 20 milioni di euro al buon Claudio? Dura, durissima, l’unica via di uscita per Zarate pare la prima opzione. Per il suo bene, e della Lazio. Anche perché: chi crede, a oggi, in Maurito?

Riproduzione riservata © 2023 - CALCIOBLOG

andré dias edy reja Lazio Mauro Zarate personaggi

ultimo aggiornamento: 02-03-2011


Video – Gara di Tuffi sugli spalti in Brasile

Vittoria a metà dell’Udinese sul caso De Sanctis: sì al risarcimento, ma con sconto