Emanuele Pesoli, giocatore del Verona incatenato davanti alla sede della Federcalcio di via Allegri da sabato mattina, ha accusato nel primo pomeriggio spossatezza e giramenti di testa dovuti a un calo della pressione, come ha diagnosticato un medico che lo ha visitato in giornata. Le 54 ore di sciopero della fame e il caldo si sono fatte sentire nel corpo dell’ex giocatore di Varese e Siena ora in forza al Verona, che protesta per la sentenza della Commissione Disciplinare sul Calcioscommesse che lo ha squalificato per 3 anni.
“Rimango qui – ha però assicurato il difensore 32enne originario di Anagni – aspetto che qualcuno della Procura federale venga a parlarmi. Proseguo nel mio sciopero: chiedo un confronto in aula con i miei accusatori”.
La manifestazione di Pesoli, assistito dalla moglie Teresa e da un gruppo di amici che si alternano al suo fianco, è volta infatti a sensibilizzare i giudici della Corte di Giustizia federale affinchè nel processo d’appello ci possa essere un confronto tra il giocatore e i suoi accusatori: i pentiti Carlo Gervasoni e Filippo Carobbio.
Riproduzione riservata © 2023 - CALCIOBLOG