Sono passati ormai tre anni da quando il ricchissimo Abramovich scelse Mourinho come successore di Ranieri per guidare in Inghilterra e in Europa il suo Chelsea stellare: arrivava un allenatore arrogante ma vincente, con le idee chiarissime e l’impressione fu subito che il club londinese avrebbe vinto tanto. E oltremanica, effettivamente, i Blues hanno fatto man bassa per i primi due anni con l’aiuto di campioni dal valore assoluto e con un calcio pragmatico ma non proprio vicinissimo all’essere spettacolare.
Dopo tre anni, nessun trofeo internazionale e l’ultimo titolo inglese vinto dal Manchester United si ha come l’impressione che la squadra del magnate russo sia in balia di se stessa: come se un ciclo si fosse chiuso, tanto più che l’ultima giornata di campionato ha mostrato un Chelsea sconfitto dall’Aston Villa con susseguenti polemiche trasversali da più fronti. Innanzitutto ha sorpreso la dipartita dallo stadio di Abramovich al momento del raddoppio della squadra di Birmingham, come per dire che era stufo di quello spettacolo non proprio aulico.
Ma neanche il tempo di metabolizzare il ko ed ecco che in Inghilterra altre polemiche aleggiano sui Blues. A tener banco l’esclusione di Ballack dalla lista Champions, un fuoriclasse mai entrato in sintonia con Mourinho e che dopo due operazioni alla caviglia pareva si stesse riprendendo. Tanto che Loew, ct della nazionale tedesca, punta di schierarlo fra un mese contro la Repubblica Ceca, dal momento che si sta allenando bene e che sta tornando al 100%. Ma Mourinho non c’ha sentito e nella lista ha messo Wayne Bridge, lungodegente e ancora fuori a lungo.
E mentre il portoghese cerca di tenere buona la stampa e spiega i motivi di questa esclusione, dalla Spagna Robben si sfoga col britannico Sun: “Sono scappato al Real Madrid per giocare finalmente un bel calcio” ha detto l’olandese, criticando implicitamente il gioco tutt’altro che esaltante del Chelsea.
Che sia l’ora di cambiare qualcosa, caro Roman?
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