L’Inter è a un bivio: praticamente tagliata fuori da campionato e Champions (ma mai dire mai!), la stagione 2010/11 riserva solo la possibilità di aggiudicarsi l’ennesima Coppa Italia (oltre alle già aggiudicate Supercoppa Italiana e Mondiale per Club). Scelte estive sbagliate (a partire da Benitez), il tentativo e l’illusione di aggiustare in corsa la mezza frittata, l’aprile orribile (e siamo solo all’otto!) di Leonardo e company ha riservato riflessioni lucide e necessarie nel clan nerazzurro; in Via Durini si cerca di non farsi prendere dal panico, dopo 4-5 anni a racimolare successi, in Italia prima in Europa poi, è quasi obbligatorio per Massimo Moratti tenere alta la fama conquistata dal Biscione. Per cui basta scivoloni e brutte figure, ci vuole una svolta.

Leonardo, lodato e pompato (ma a molti puzzava l’improvvisa gloria di uno pseudo allenatore che di fatto ha subito 15 gol in 5 partite di Coppa Campioni ad eliminazione diretta, tra Milan e Inter), dopo la batosta contro lo Schalke già non piace più, o forse piace meno. In ogni modo ha perso in tre giorni (non dimentichiamo il derby di sabato scorso, altre tre sberle) la credibilità che col suo savoir-faire, prima che con un credo tattico “credibile” (evviva le ripetizioni!), s’era faticosamente conquistato nei tre mesi alla Pinetina, nonostante gli scivoloni con Udinese e Juve. E rivoluzione sia, coi massimi esperti di mercato che non hanno dubbi: le linee telefoniche di Moratti sono tornate ad essere bollenti, il patron interista ha un chiodo fisso. Il suo nome è Pep Guardiola.

Il Barcellona macina gioco e risultati, disintegra gli avversari ed è ormai ad un tiro di schioppo dall’ennesima Liga; eppure il buon Pep si è dichiarato abbastanza stufo dell’ambiente blaugrana, qualcosa a che fare con le motivazioni e la voglia di mettersi alla prova su nuovi palcoscenici. C’è il calcio italiano a lui noto, una squadra che ha fallito nel post Mourinho, tanti soldi nelle casse e la voglia di rimpinguare, vicendevolmente, la bacheca: l’Inter e Guardiola, una storia che pare già scritta. Ma come si adatterebbe questa Inter ai dettami tattici del tecnico catalano? E’ noto, il Barça gioca con un 4-3-3 atipico: un terzino alto, uno basso (Maicon vale Alves, Chivu andrebbe bene a sinistra), un centrocampista di contenimento (Motta o Cambiasso come Busquets o Mascherano?), due centrocampisti estrosi e un tridente mobile.

Se Guardiola fosse, Marco Branca dovrebbe iniziare sin da ora a ragionare per il prossimo mercato estivo: pescare i corrispettivi di Xavi ed Iniesta per la parte di campo da dove dovrebbe sbocciare il gioco è compito arduo. In casa c’è già chi potrebbe fare al caso giusto, cioè Wesley Sneijder; ma chi affiancare all’olandese? Non di certo Stankovic o Zanetti, ecco che allora sarà utile fare carte false per un acquisto di qualità: i nomi sono quelli di Sahin del Borussia Dortmund e Modric del Tottenham, ma i veri obiettivi pare siano Fabregas e Montolivo. Non facile aggiudicarseli. Poi l’attacco, con Alexis Sanchez in cima alla lista dei desideri; Eto’o (ma attenzione, l’africano non si è lasciato bene con Guardiola) dall’altro lato, una prima punta alla Villa: Pazzini? Fantasie, ma neanche poi tanto…

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