Il Campionato di Serie A arriva a quello che pare essere il primo punto di snodo importante per la classifica. L’Inter, sabato con il Napoli, ha fornito l’ennesima conferma che le critiche piovute sulla squadra di Mancini dopo la prima sconfitta in Champions erano ingenerose e fuoriluogo. I nerazzurri si ritrovano a 17 punti, più 3 su Juventus e Roma: lo scorso anno (quello dello scudetto dei record) dopo 7 giornate avevano 2 punti in meno ed erano appaiati in testa con il Palermo di Guidolin, ancora lontano dalla flessione che lo avrebbe successivamente escluso dalla lotta per il vertice.

Per il bene dello spettacolo c’è solo da augurarsi che non ripercorrano il cammino della stagione 2006/07, ma i fatti dicono che l’Inter capolista non ha ancora potuto contare sul contributo di giocatori come Patrick Vieira e Marco Materazzi, non esattamente gli ultimi arrivati. Dove potrà arrivare quando a metà novembre recupererà tutti gli indisponibili e comincerà a smaltire “l’emergenza Champions” dovuta agli strascichi della scazzottata di Valencia?

Fiorentina e Juventus si ridimensionano a vicenda pareggiando una partita bruttina e giocata in maniera diligente da entrambe le squadre, ma priva di spunti spettacolari. L’involuzione più marcata sembra colpire proprio i bianconeri che senza Cristiano Zanetti, “faro del centrocampo” nelle prime 6 giornate, perdono la capacità di imporre il proprio gioco. La squadra si mostra impaurita, lascia tutto il possesso di palla ai ragazzi di Prandelli teoricamente sfiniti dai 120 minuti giocati giovedì in Coppa, e si difende come una provinciale: contropiedi improvvisati ed infruttuosi, barricate e palla in tribuna. Di fronte all’aggressività offensivamente sterile della Fiorentina, la Juventus si scioglie e perde palla con una facilità preoccupante. In 90 minuti è praticamente impossibile trovare un’azione d’attacco bianconera nella quale i centrali Nocerino e Almiron si trovino a ridosso delle punte per provare un inserimento o un tiro da fuori.

Con un Nedved ancora una volta poco lucido, anche se in crescita, un Trezeguet che prende un turno di pausa e un Del Piero a fare il panchinaro sorridente (chissà per quanto) il gioco sparagnino della Juve esalta Vincenzo Iaquinta, 4 gol in meno di 250 minuti e un numero impressionante di palloni conquistati, arraffati e difficilmente buttati via. Basterà? Negli scontri diretti difficilmente, nelle gare con le “medio-piccole“, quando la fortuna ti volta le spalle e cogli un paio di legni, nemmeno.
Si parla spesso di un Tiagooggetto misterioso“, ma di minuti in campo il portoghese ne ha collezionati una manciata: scelta tecnica. Per renderlo meno “misterioso” bisognerebbe anche avere il coraggio di buttare nella mischia nelle partite più impegnative un giocatore come lui che, almeno sulla carta, è meno interditore di Zanetti, Nocerino e Almiron, ma più regista di tutti e tre.

Il 4 novembre, per la supersfida con l’Inter, i bianconeri rischiano di soccombere facilmente con un atteggiamento tattico del genere. Fortuna di Ranieri che fra 15 giorni arriva a Torino “solo” il Genoa, “solo” si fa per dire visto che i Grifoni, se si esclude la falsa partenza, sono la squadra con il miglior rendimento insieme all’Inter capolista. Dieci punti in 4 partite come i nerazzurri, 2 più della Juventus.
Lo scherzetto sembra alla portata dei ragazzi di Gasperini, per la gioia, certo, dell’Inter ma anche della Roma. Già la Roma, i giallorossi ripartono da Parma (partita che rievoca dolci ricordi dello Scudetto capelliano) dopo 4 partite negative e recuperano la seconda piazza.

Totti in versione goleador segna una doppietta che in classifica marcatori lo porta a ridosso dei fenomeni Trezeguet e Ibrahimovic, Amantino Mancini gioca di prima, in verticale, dialogando proprio con il Capitano e va a segno. Nel 2001 c’era Totti a suggerire e Batistuta a mettere in rete, nel 2007 c’è solo Totti, in grado di fare entrambe le cose più che egregiamente.
Dopo la pausa all’Olimpico arriva il Napoli e gli azzurri dovranno migliorare la fase difensiva e la velocità rispetto alla partita di sabato a San Siro perchè con una Roma che gioca, corre e ha questa voglia rischiano di capirci poco.

Altra compagine che ha voglia di rispondere alle critiche e di riscattarsi è il Milan. Ieri sera è arrivata la cinquina alla Lazio, niente male per un squadra con grosse difficoltà a fare gol. Il portiere uruguagio Fernando Muslera resuscita Gilardino ed esalta Kakà con una serie interminabile di papere da far impallidire anche il Dida di Glasgow. Lotito l’aveva presentato come “il Buffon del Sudamerica” ed era riuscito a valorizzare la scelta di prenderlo nonostante si trattasse di un plateale “ripiego” dopo il mancato arrivo del “Pichi“, Juan Pablo Carrizo, per problemi legati all’acquisizione del passaporto italiano.
Il portierino ex Nacional di Montevideo appare a dir poco imbarazzante, da zero in pagella, e non sembra proprio uno che la Lazio avrebbe “strappato alla concorrenza di Benfica, Juventus, Arsenal e Inter” (Lotito dixit).
Potrebbe essere anche stata una serata negativa, chissà.

Se Delio Rossi non vorrà tutelare le sue coronarie mandando Nonno Ballotta in campo avremo altre occasioni di valutarlo.

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