Marco Baroni, chi non lo ricorda quando da giocatore si piazzava rocciosamente in difesa e non disdegnava sortite offensive condite da gol? Ha girato l’Italia, da Udine a Roma, da Ancona a Lecce, fino a Bologna, ma l’esperienza più importante per lui non può che esser stata quella di Napoli: due anni con uno scudetto vinto (suo il gol decisivo all’ultima giornata) e un rigore sbagliato sotto la neve di Mosca contro lo Spartak in Coppa Campioni. Questo ragazzo fiorentino, dopo varie esperienze da allenatore nei campionati minori, dal 2007 ha assunto l’incarico di allenatore della Primavera del Siena, chiamato nella città del Palio dal suo vecchio compagno di squadra alla Roma Manuel Gerolin. Ottimi risultati, grande grinta, quando quest’estate Giampaolo traballava si faceva già il suo nome per sostituirlo.

Il già precario rapporto tra lo spogliatoio e Giampaolo, poi, non è stato aiutato dai risultati; avvio di campionato disastroso per il Siena, ultimo e con falle in difesa e polveri bagnate in attacco. Dopo la sconfitta di Bologna la società ha preso la decisione: cambiare allenatore. I tifosi volevano Beretta (una parte), non dispiaceva Arrigoni, s’era pure fatto il nome di Cagni. Zitto zitto però, Baroni si è appropriato della Robur. E ora vuole solo lavorare sodo: “Ho già qualche idea per lo schema ma due giorni sono pochi per intervenire. Per ora è determinante ritrovare l’autostima, per affrontare la Lazio con rispetto ma senza alcun timore: so cosa passa nelle teste dei giocatori, sono stato dalla loro parte per tanto tempo. È il momento di parlare poco, lavorare a testa bassa e navigare a vista. Ritiro? Non saremo in ritiro, la squadra ha semmai bisogno di scaricarsi mentalmente. E gli allenamenti saranno aperti, nascondersi equivarrebbe ad ammettere di aver paura di qualcosa“.

Non fa richieste particolari, ma certo ha già sorpreso tutti nella conferenza stampa di presentazione: pochi fronzoli, nessuna sciarpetta del Siena al collo e soprattutto ha chiesto di non dover indossare la divisa sociale, lui vuole stare in tuta in panchina. “Ho giocato con lui, ne conosco le doti tecniche e morali, in più è la scelta più logica per garanzie tecniche e di continuità di lavoro. Ha fatto grandi cose nella Primavera, può ripetersi nella prima squadra: si è salvata la Reggina da -15 e con due o tre vittorie si può cambiare la classifica. Insomma, crediamo in lui e ci prendiamo tutta la responsabilità di questa decisione” ha spiegato il ds Gerolin.

Baroni, soddisfatto ma non impressionato, ha aggiunto: “Capisco la delusione dei tifosi, toccherà a noi fare un passo verso di loro con risultati positivi. Affronto questo incarico credendo in me stesso e con grande umiltà, pensando solo a stare vicino ai ragazzi. Abbiamo bisogno di lavorare molto e di ritrovare fiducia, solo così sarà possibile salvarsi“. Non impossibile, mancano così tante giornate. A partire da quella di domani, contro la Lazio: nel maggio del 2007 valse la salvezza all’ultimo minuto per l’allora Siena di Beretta (gol di Negro al 90°), domani potrebbe voler dire rinascita per questa nuova squadra targata Marco Baroni. Emozioni? “Allenare nella massima serie è il sogno di ogni allenatore ma non credo di avere emozioni particolari. Le partite sono tutte uguali, un allenatore deve essere capace di gestire le pressioni“. In bocca al lupo.

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