Si accendono gli animi in Campionato e arriva il primo scontro dialettico fra due allenatori dopo le prime giornate di grandi complimenti e cortesie reciproche.
Mancini, dopo la vittoria della sua Inter con il Catania, aveva tessuto le lodi della Roma davanti ai microfoni di Sky Calcio Show accreditandola come pretendente allo scudetto senza timore di smentita. Dall’altra parte Spalletti, in collegamento da Reggio Calabria, aveva incassato con signorilità i complimenti del Mancio, ma con il suo proverbiale atteggiamento di saggezza e prudenza aveva rispedito al mittente la parola “scudetto”, con un pizzico di scaramanzia e nel tentativo di tenere a bada gli entusiasmi dell’ambiente galvanizzato dalle tre vittorie consecutive seguite al successo in Supercoppa Italiana a San Siro.

Sembrava tutto chiuso lì, ma Mancini ieri si è lasciato scappare una frase un po’ forte nei confronti della Roma e del suo mister:

La Roma non ammette di avere una squadra da scudetto? Con Spalletti ci vuole sempre il fazzoletto, ma la verità è che loro avevano un asquadra forte la passata stagone e che l’hanno ulteriormente potenziata con un’ottima campagna acquisti.

Un modo per richiamare alle loro responsabilità i giallorossi e togliere alla sua squadra l’etichetta scomoda di favorita numero uno per lo scudetto dopo il successo dello scorso anno.

Puntuale come un’orologio svizzero Spalletti non ha fatto attendere la sua replica piccata:

I fazzoletti? Userò gli stessi usati dai Mancini in occasione dell’ultima sconfitta, quando ha detto che la sua squadra non ha fatto bene perchè non aveva giocatori sulla destra (ndr riferimento alle dichiarazioni dell’allenatore dell’Inter dopo la Supercoppa) […]Gli allenatori dovrebbero parlare di tecnica e di calcio, senza sconfinare in altri argomenti. Roma e Inter giocano un buon calcio, ma c’è una differenza. Noi siamo attrezzati per tentare di vincere, loro devono vincere e basta, non ci sono spazi. L’Inter ci ha tolto Chivu e ha preso Suazo, un giocatore che volevamo. Devono vincere e basta

Lo scontro dialettico fra i due nasconde una verità: in questo Campionato 2007/08 nessun allenatore se la sente di giocare il ruolo del favorito, le pressioni dei tifosi possono giocare brutti scherzi e la delusione potrebbe risultare ingestibile.

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