All’indomani della soluzione dell’intricato problema dei diritti tv Zamparini, intervistato prima della sfida del suo Palermo contro il Napoli, ha lasciato partire la sua invettiva.
I bersagli delle sue accuse sono praticamente tutti, da Galliani a Matarrese, fino ad arrivare al ministro Melandri.
Il nuovo accordo era stato criticato dal presidente dei rosanero anche durante gli incontri e ora che è stato approvato la sua ira è ancora maggiore. Le sua parole lo dimostrano ampiamente:

E’ il solito pasticcio all’Italiana. Sapete quale sarà la novità? Se il Palermo dovesse vincere lo scudetto riceverebbe 5 milioni in più e nello stesso tempo se il Milan arriva quartultimo avrebbe gli stessi soldi.

Il colpevole numero uno per ciò che è accaduto è soltanto uno: Adriano Galliani. Secondo Zamparini si è avuta ancora una volta la dimostrazione che nel calcio comandano le solite lobby di potere che hanno come unico obbiettivo quello di escludere le squadre di medio peso come Sampdoria, Palermo o Fiorentina per far sì che le grandi non abbiano problemi ad accaparrarsi quei quattro posti che valgono la Champions League.

Ma il suo sfogo ha colpito pesantemente anche il ministro Melandri come abbiamo accennato prima. Zamparini ha gradito poco l’ingerenza politica nella vicenda e non l’ha mandato certo a dire:

Fra un po’ la Melandri ci dirà dove andare a fare la pipì e la popò. E’ una delle più grandi schifezze in termini di diritto viste negli ultimi tempi. E’ anticostituzionale.

Poi però in qualche modo a ha ammorbidito i toni riabilitando leggermente il bel ministro, affermando in pratica di credere nella sua buona fede, giusitificando i suoi errori con i cattivi consiglieri (sempre le grandi) che ha avuto a fianco.
Se la Melandri è stata graziata per Mataresse la condanna è stata dura e senza sconti di pena a posteriori, il suo pensiero e chiaro e senza possibilità di diverse interpretazioni: troppo legato alla poltrona, dovrebbe dare le dimissioni e andare a casa.

Zamparini dice di non divertirsi più, ricorda con malinconia i tempi dei suoi esordi e dei dirigenti galantuomini come Mantovani. Poi sono arrivati i cattivi, i vari Cragnotti, Tanzi, Giraudo e Galliani e il calcio ha finito di essere uno sport.
In pratica, siamo alle solite, il calcio italiano sembra essere destinato a non riuscire a trovare mai pace.

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