“Come testimoniato dalla realtà spagnola e portoghese – afferma il Ceo di Doyen Sports – fondi e società di investimento rendono le società sportive maggiormente competitive, facilitando la raccolta di risorse finanziarie e migliorando le condizioni contrattuali relative ai contratti di acquisto e cessione dei giocatori”.
Negli ultimi anni, sono diversi i top club che sono riuscite a trovare sponsorizzazioni e a ricostruire nonostante una pesante situazione debitoria, proprio grazie all’intervento della Doyen Group, attraverso la Doyen Sports Investments Limited: l’Atletico Madrid e il Siviglia in Spagna, il Benfica e il Porto in Portogallo, hanno ottenuto dalla società di investimenti i soldi necessari anche per il tesseramento diversi giocatori, coniugando dunque benefici economici e sportivi. Fin qui c’è stata sempre molta diffidenza nei confronti dei fondi di investimento che detengono i diritti dei cartellini di calciatori, ma vista la crisi e le difficoltà che incontrano sempre più anche le squadre blasonate, tenerli lontani è praticamente impossibile.
Dovremo dunque abituarci alla crescente influenza delle società di investimento sui club e sui calciatori, in un contesto in cui la mancanza di leggi chiare e rigorose, potrebbero comportare grossi rischi in termini di trasparenza e riciclaggio… Rischi dai quali prova a tranquillizzarci il Ceo di Doyen Sports:
“In un mondo evoluto – aggiunge Lucas – l’attività dei fondi e delle società di investimento non dovrebbe rappresentare un pericolo per il calcio a condizione che questi soggetti agiscano nel rispetto di tutte le normative vigenti e che, soprattutto, essi non influenzino né le società sportive con riferimento ai rapporti tra queste ultime ed i calciatori, né l’indipendenza delle società sportive stesse”.
Questi fondi rappresentano dunque una novità assoluta per il calcio italiano, ma i presidenti dei club nostrani li hanno già incrociati in questi anni, quando si sono trovati a dover acquistare calciatori sudamericani il cui cartellino era di proprietà, per una cerca percentuale, di una società di investimento. Si tratta delle cosiddette “Tpo” (Third-Party Ownership), un istituto con il quale avremo presto a che fare praticamente ogni giorno.
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