Il Milan riparte da Paulo Fonseca, tra poche settimane verrà presentato ufficialmente, e non da Antonio Conte come la stragrande maggioranza dei tifosi rossoneri avrebbe voluto. La Gazzetta dello Sport, alla luce delle parole di quest’ultimo, ha sottolineato come il suo profilo non potesse andar bene per il club gestito da RedBird.
Antonio Conte, noto per il suo carattere forte, non ha lasciato spazio a dubbi sul suo modo di intendere il ruolo di allenatore. Considerandosi un “manager”, il pugliese ha esplicitato la sua predisposizione a voler avere un controllo significativo sulle scelte della squadra, anche a costo di generare frizioni con le strutture esistenti dei club. Questo suo approccio, se da un lato risulta efficace per imporre una forte impronta e identità alle squadre che allena, dall’altro può risultare incompatibile con realtà in cui la condivisione delle decisioni e il lavoro di squadra a livello dirigenziale sono visti come elementi fondamentali. La rosea evidenzia come il termine “io” sia stato piuttosto abusato nella conferenza stampa di presentazione.
I rossoneri hanno sin dall’inizio manifestato la volontà di orientarsi verso un profilo di allenatore che fosse in grado di integrarsi senza difficoltà all’interno della struttura esistente del club ed interagire con tutte le singole componenti, ognuna con mansioni ben precise. Insomma le questioni economiche hanno giocato un ruolo molto marginale nelle valutazioni del Milan su Conte. L’elemento determinante nella scelta del Milan risiede maggiormente nella filosofia di gestione e nelle dinamiche interne del club. Il “one man show” a cui si è assistito durante la presentazione di Conte al Napoli non ha fatto altro che rafforzare la convinzione della dirigenza rossonera di aver intrapreso la direzione giusta.
L’articolo Ecco perché Conte non sarebbe mai potuto diventare l’allenatore del Milan proviene da Notizie Milan.
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