C’era una volta un attaccante formidabile. Faccia da bambino, lo chiamavano El Niño e per i tratti somatici delicati e per la capacità di bruciare le tappe: capitano dell’Atletico Madrid a 19 anni, se non è precocità questa! Fernando Torres era un grandissimo giocatore e non si capisce dove e quando si sia smarrito, se davvero spostarsi dalle rive del Mersey a quelle del Tamigi può giustificare un’involuzione così perniciosa, inspiegabile, antipatica. O forse è una questione di colori: il rosso, quello del suo destino, con cui ha sempre fatto gol (con l’Atletico Madrid, il Liverpool e la Spagna), soppiantato dal blu, col quale non è stato più lo stesso.

Il Chelsea lo comprò in una pazza finestra di mercato invernale nel 2011: 50 milioni di sterline per strapparlo ai Reds (quasi 60 milioni di euro), contratto fino al 2016, stipendio netto di circa 9 milioni di euro annuali. Veniva da 81 gol in 142 apparizioni con la maglia del Liverpool, allo Stamford Bridge si è perso. Durante la prima stagione la palla non ne voleva sapere di entrare: alla fine chiuse con un solo misero gol (inutile, al West Ham) in 18 apparizioni. La scorsa stagione Villas Boas prima e Di Matteo poi cercarono di credere in lui: gol alla spicciolata, la gioia della rete al Camp Nou in semifinale di Champions. Un buon Europeo con la Spagna (2 gol all’Irlanda, gol in finale), fiducia di Del Bosque.

Ma proprio mentre sperava di rivedere la luce alla fine del tunnel, Fernando Torres ha riperso la via: quest’anno in campionato 7 gol in 28 presenze, uno ogni 300 minuti al netto dei 2059 in cui è stato impiegato. Pochi. In totale ha giocato la bellezza di 49 partite, segnando in 7 competizioni differenti (Mondiale per Club incluso), 16 reti in tutto. Ma molte inutili. Per questo i numeri non ingannino i 60 milioni di investimento e uno stipendio faraonico. Alla fine Abramovich ha deciso: via a fine anno, come va va. Eppure di pretendenti se ne vedono poche: non che non valga la pena scommettere su di lui (ha ancora 29 anni, che compirà domani), ma a che prezzo? Ecco dunque i cinque motivi perché Fernando Torres è passato di moda.

1) La scarsa vena realizzativa – Un giocatore che a 19 anni chiudeva la sua prima stagione in Liga con 13 gol non può, dieci anni dopo, fare 14 gol (in Premier) in due anni pieni pieni di Chelsea. Alla soglia dei 30 anni dovrebbe essere nel pieno della maturità e l’Atletico Madrid dell’epoca non aveva una squadra come quella dei londinesi di oggi: eppure Torres fa una fatica incredibile a buttarla dentro. Sbaglia rigori. Segna a risultato acquisito. E in generale ha fatto esultare troppe poche volte lo Stamford Bridge.

2) L’ingaggio – Difficile rinunciare a un contratto che scade fra più di tre anni alle cifre che abbiamo sopra riportato: 9 milioni netti lo collocano in una speciale elìte di milionari del pallone, uno status che spaventa chi vorrebbe acquisirne il cartellino. L’Atletico Madrid aveva fatto un pensierino al suo ritorno al Vicente Calderon a una sola condizione, che si decurtasse sensibilmente lo stipendio. Ma è davvero disposto a farlo l’ex idolo dei Colchoneros?

3) Gli infortuni – Adduttori della gamba, caviglia, ginocchio, non si può certo negare che Torres non abbia sofferto in carriera tanti piccoli fastidiosi infortuni, soprattutto nel periodo di Liverpool. Negli ultimi tre anni la sua condizione fisica non è mai stata davvero al top, i sondaggi di Juve e Fiorentina, timidi ma concreti, dei mesi scorsi sono risultati alla fine un buco nell’acqua anche per questo motivo.

4) Il prezzo del cartellino – Non che Abramovich abbia problemi di sterline, ma anche il più scialacquatore dei paperoni mal volentieri accetta una minus-valenza spaventosa. Venderlo a prezzo di saldo va bene, regalarlo però no. Su transfermarkt attualmente è valutato 28 milioni di euro, praticamente la metà rispetto a quanto lo pagarono i Blues appena due anni fa. Una cifra ancora troppo alta per chi in fondo non vuol fare altro che scommettere su una sua rinascita.

5) La disaffezione dei suoi mentori – L’ultima partita in casa contro il West Ham, El Niño l’ha passata in panca. Anche Rafa Benitez, uno che ai tempi di Liverpool stravedeva per il suo implacabile centravanti, sta perdendo la pazienza e sempre più spesso gli preferisce Demba Ba. E con la Nazionale non va meglio: Del Bosque non lo ha convocato per gli impegni delle Furie Rosse contro Francia e Finlandia. Per la serie, quando al peggio non c’è mai fine.

Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG