L’intervista rilasciata da Zlatan Ibrahimovic a GQ Italia sta generando, come prevedibile, un vivace dibattito. Contrariamente alle sue recenti dichiarazioni in conferenza stampa, dove aveva mostrato un approccio più pragmatico, in questa occasione è tornato a esprimersi più da figura pubblica che da dirigente. Pur riconoscendo i meriti del progetto Milan, di Gerry Cardinale e dell’intero management, è innegabile che negli ultimi due anni, dalla partenza di Maldini e Massara, i risultati ottenuti dalla squadra siano stati al di sotto delle aspettative. E la stagione in corso non sembra promettere nulla di buono, con il rischio concreto di non centrare nemmeno il quarto posto e la qualificazione alla prossima Champions League. La recente sconfitta contro il Torino ha ulteriormente complicato la situazione, e sebbene la partita da recuperare contro il Bologna lasci ancora qualche spiraglio, la strada verso l’obiettivo si presenta tutt’altro che agevole. In ogni caso, anche l’eventuale raggiungimento del quarto posto non basterebbe a riscattare una stagione sin qui deludente, caratterizzata da scelte sbagliate sia in panchina (con gli esoneri di Fonseca e Bonera) che sul mercato (con acquisti che si sono rivelati inadeguati).
Tuttavia, per Ibrahimovic la direzione intrapresa sembra essere quella corretta. A noi non resta che attendere gli sviluppi futuri e valutare se le sue scelte si riveleranno azzeccate o meno. Di sicuro, al momento non ci sono presupposti particolarmente incoraggianti.
Nel corso della stessa intervista, l’Advisor di RedBird ha rivelato un retroscena riguardante il suo attuale incarico: prima di accettare la proposta di Gerry Cardinale, Ibra avrebbe potuto intraprendere un altro percorso professionale. Tale opportunità esisteva e lui l’ha valutata concretamente.
“Mi era stato proposto un ruolo come procuratore. Dopo la scomparsa del mio agente, Mino Raiola, circa due anni fa, avevo la possibilità di entrare nella sua agenzia e intraprendere quella carriera. Ci ho riflettuto. E sono stato molto onesto con Gerry: gli ho detto che avevo questa opportunità, ma anche quella che mi offriva lui, e che in realtà non desideravo nessuna delle due. La mia vita, in quel momento, mi piaceva così com’era. Non avevo bisogno di rendere conto a nessuno, di seguire orari o di puntare la sveglia alle sette del mattino. La mia unica priorità erano i miei due ragazzi, i miei due ‘ninja’, ed Helena. E poi, ovviamente, la mia vita familiare, i miei allenamenti.”
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