Juventus Allegri: il ritmo basso è un pregio o un difetto?

All’inizio dell’anno si diceva: questa Juve di Allegri ha un ritmo meno frenetico di quella di Conte, pare più consapevole della propria forza e di come prima o poi il gol arrivi. Ieri, contro il Palermo, per mezz’ora erano più gli sbadigli che gli applausi per una squadra che faceva possesso palla sterile, che non creava occasioni da rete e che in un paio di circostanze aveva anche subito il contropiede dei rosanero.

Stessa cosa contro il Sassuolo, contro l’Atletico Madrid e per 70′ contro l’Olympiacos: ritmo troppo basso, poche verticalizzazioni. Difficile così mettere qualcuno davanti alla porta. Insomma, a fine ottobre siamo qui a chiederci: il ritmo basso richiesto da Max è un pregio o un difetto? Permette davvero alla Juve di sfiancare gli avversari nel primo tempo per poi colpirli nella ripresa, senza arrivare a fine partita con la lingua di fuori?

La controprova potremo averla più avanti. Anche se già una mezza idea c’è. La Juve di Conte – ancora prima di vincerla una partita – se ne impossessava. In Italia. Azzannava l’avversario al primo minuto, per togliere i denti dalla carne solo al fischio finale. Naturalmente, chi era di fronte ai bianconeri quasi mai ne usciva bene da questa situazione. E arrivavano i tre punti.

Juventus – Palermo 2-0 Serie A 2014-15
































































La Juve di Allegri è più un professore che vuole che lo scolaro impari a memoria la lezione. E quindi si prodiga, con voce un po’ sonnacchiosa, a dire che 2+2 fa 4 e che i congiuntivi si usano in questo caso e non nell’altro. Sale in cattedra, talvolta come un barboso professorone, a sventolare sotto gli occhi dell’alunno svagato che l’occasione da gol deve arrivare solo dopo aver tenuto palla per tot secondi. Che bisogna avere pazienza. Deve fate attenzione, però: che la pazienza non scappi ai suoi seguaci.

alessandropignatelli

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