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Juventus-Milan: Signora 10 e lode, Diavolo bocciato

Diamo i voti a Juventus e Milan. Non le pagelle singole, ma di squadra. Da qui viene la vera differenza che c’è oggi tra la Signora e il Diavolo. Là ci si affanna a fare mercato, riportando a casa nazionali che erano emigrati a cercar fortuna o giocatori che – al momento – la differenza non la fanno. Colmare un gap è complicato. Ci vuole tempo. Ci vuole programmazione. Che non può essere solo parametri zero e calciatori in saldo.

Lo sa bene la stessa Juve. Quando era il Milan a vincere, arrivavano più o meno decantati campioni (Zavarov, Moeller, per citarne due), che avrebbero dovuto riportare Madama a vincere. Ma a mancare era la squadra, la Società. E il Milan degli olandesi vinceva, dominava. Uscire da San Siro con un punto era oro che colava. Potevi anche giocar bene, ma alla fine quei 2 – 3 gol di differenza c’erano ancora.

Bisogna partire da qui per analizzare Juve-Milan, oltre il 3-1 del campo. La squadra di Inzaghi se l’è giocata finché ha potuto. I nuovi hanno fatto (vedi Antonelli), ma dall’altra parte c’era una squadra che gioca compatta da quattro anni. Che fa della fame e della parola d’ordine vittoria le sue armi. Puoi togliere uno o due elementi, inserirne altri (come Padoin) che non fanno sentire la differenza. Perché stanno in un coro intonato. Se Padoin fosse stato bianconero ai tempi di Sacchi, quando Madama annaspava, avrebbe faticato. E non poco.

Juventus – Milan 3-1 | Gallery | Serie A 2014-15














































































Oggi, invece, gioca con naturalezza perché al suo fianco ha gente come Bonucci e Chiellini. Con la bava alla bocca in area e pure in quella avversaria. Non può essere una coincidenza se Bonny ha risolto Juve-Roma con un missile da fuori area all’ultimo minuto. O se ieri era lì, due minuti dopo il pari rossonero, a segnare una rete alla …Inzaghi. A proposito di legge del contrappasso, Tevez ha sbloccato la partita sul filo del fuorigioco. E SuperPippo avrà pensato ai suoi gol di quel tipo.

Sì, Inzaghi ha fatto parte prima della Juve di Lippi e poi del Milan di Ancelotti. Ha vinto e segnato tanto. Perché i compagni gli fornivano materiale a getto continuo. Una volta Del Piero, un’altra Shevchenko. Compagni che hanno costruito i cicli. Perché dietro c’era una Società. Quella che oggi manca al Milan. Che dovrà scegliere: la mediocrità (senza investimenti) o la scala per tornare ai livelli di un tempo. Berlusconi, batti un colpo prima che sia troppo tardi. Lo stadio di proprietà può essere un primo importante passo. In fondo, la Juve degli scudetti è ripartita proprio da lì.

alessandropignatelli

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